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Morto Ciriaco De Mita: tutti i duelli dell’ex premier

Da Agnelli a Craxi, da Renzi a Salvini: tutte le frecciate dell’ex segretario Dc scomparso oggi a 94 anni.

26 Maggio 2022 11:1626 Maggio 2022 11:54 Andrea Muratore
Gli scontri di De Mita

Ciriaco De Mita è morto oggi a 94 anni. Lo storico esponente campano della Democrazia Cristiana, ex presidente del Consiglio tra il 1988 e il 1989, sindaco di Nusco, suo paese natale, dal 2014 alla morte è stato spesso coinvolto in scontri politici accesi. In cui ha messo in campo, più volte, la tagliente retorica per cui è diventato celebre.

De Mita contro l’Avvocato Agnelli: «Mercante senza idee»

«De Mita? Un intellettuale del Mezzogiorno, di quel pensiero tipico della Magna Grecia». Gianni Agnelli durante la trasmissione della Rai Mixer, nel marzo del 1984, definì così l’allora segretario della Democrazia Cristiana. L’Avvocato intendeva sottolineare, con una punta di malizia, la propensione di De Mita ai ragionamenti complessi, lontani a suo dire da pragmatismo e concretezza. La replica di De Mita non si fece attendere. «L’espressione intellettuale è stata usata nei riguardi di Moro e paragonare un politico a Moro, dentro e fuori la Democrazia Cristiana, è un complimento», disse, non esitando poi a definire Agnelli «un mercante moderno, con poche idee e tanti interessi particolari».

Morto Ciriaco De Mita: da Agnelli a Renzi i duelli
Ciriaco De Mita e Giovanni Agnelli nel 1974 (Getty Images).

Il dualismo De Mita-Craxi

Nel 1987 Bettino Craxi ruppe il Patto della Staffetta, stretto tra i leader del Psi e della Dc quattro anni prima, che prevedeva l’alternanza con De Mita al governo a metà legislatura. «Mi sembra che questo affare della staffetta sia stato collocato su un sentiero che si è fatto sempre più stretto e sempre più tortuoso e, quindi, sempre più improbabile», ammise Craxi il 17 febbraio di quell’anno a Mixer, ammettendo pubblicamente il tradimento dell’accordo. De Mita, che sarebbe arrivato a Palazzo Chigi un anno dopo, entrò così in rotta di collisione col segretario socialista. «Mi ha fregato una volta, la seconda si è fregato da solo. Io i socialisti non li conoscevo, erano un po’ saccenti e superbi… se dovessi dire che lavoravo per l’alleanza con loro direi una bugia», confidò De Mita nel 2021 in una delle ultime interviste concessa a IlGiornale.it. «Io ho avuto buoni rapporti con i vecchi socialisti appena eletto parlamentare, personaggi di grande saggezza poi fatti fuori da Craxi», fu il suo secco commento ex post sull’era craxiana.

Morte di De Mita: tutti gli scontri dell'ex leader Dc
Bettino Craxi nel 1987 (Getty Images).

De Mita-De Luca, odi et amo

In anni più recenti, uno scontro a distanza si è consumato tra De Mita e l’attuale presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Nel 2008 De Luca, allora sindaco di Salerno, definì senza giri di parole l’ex presidente del Consiglio «il problema della Campania da 40 anni». Successivamente però, De Luca ha cercato spesso l’appoggio di De Mita, che lo ha sostenuto alle Regionali 2015 e ha speso per lui parole al miele dopo l’emergenza Covid. Una riappacificazione segnata dal messaggio di cordoglio del governatore della Campania: «Scompare con Ciriaco De Mita uno dei massimi esponenti del cattolicesimo democratico del nostro Paese. È stato il politico che ha rappresentato con maggiore coerenza e tenacia le esigenze del Mezzogiorno d’Italia e della sua terra. Scompare uno dei rari esponenti politici che ha sempre tentato di legare l’azione politica a un percorso di lungo periodo».

Scompare con Ciriaco De Mita uno dei massimi esponenti del cattolicesimo democratico del nostro Paese. È stato il politico che ha rappresentato con maggiore coerenza e tenacia le esigenze del Mezzogiorno d'Italia e della sua terra.

— Vincenzo De Luca (@VincenzoDeLuca) May 26, 2022

I giudizi severi sui due Matteo

Diverso, e ben più duro, l’atteggiamento di De Mita contro i due Matteo della politica italiana, Renzi e Salvini. Con il primo De Mita ebbe modo di scontrarsi nel 2016 duellando nello speciale di La7 sul referendum costituzionale promosso dall’allora premier. «Quando la politica è mestiere deve essere breve, quando è pensiero può essere a vita», spiegava ospite di Mentana su La7. «L’idea che sia pensiero la politica tua, che cambi partito ogni vola che ti tolgono il seggio…», rispondeva Renzi riferendosi lo strappo di De Mita con il Partito Democratico che per statuto gli aveva negato la candidatura nel 2008. «La sua è una volgarità che non mi aspettavo», fu la risposta del leader Dc che bocciò la riforma perché «frettolosa poco motivata, scritta male». «Se io fossi giurista», aggiunse, «avrei grossa difficoltà a leggerla così come è, con periodo lunghissimi. E le norme costituzionali devono essere brevi. Fare un periodo lungo tre colonne è una cosa che non si è mai vista». E, ancora: «Io avrei tolto il Senato o lo avrei fatto con i notabili, persone che rappresentano la società cresciuta, insomma il patrimonio culturale che si esprime in una comunità e dà consigli». De Mita poi in un successivo confronto con Andrea Orlando liquidò il renzismo come una somma di «parole senza pensiero». Tre anni dopo, sempre su La7, Renzi e Salvini furono presi entrambi d’infilata dal vecchio leone democristiano: «Il primo ha opinioni insopportabili e un eloquio senza senso. Il secondo? Emette suoni, non parla». Una delle sue ultime, grandi frecciate.

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