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Cingolani dice basta allo studio delle Guerre Puniche a scuola

Secondo il Ministro per la transizione ecologica in questo momento l’Italia dovrebbe formare i giovani in vista della transizione digitale

25 Novembre 2021 13:49 Redazione
Cingolani dice basta alle Guerre Puniche a scuola

Basta con le Guerre Puniche, il paese ha bisogno di digital manager. Ne è convinto il Ministro per la transizione ecologica Roberto Cingolani che, intervenuto nel corso della trasmissione televisiva Tg2Post ha sottolineato come l’Italia abbia bisogno di formare figure professionali che, addirittura, ancora non esistono proprio come quella del digital manager nel settore della salute o dell’energia.

Cingolani, all’Italia manca la cultura tecnica

Sul tema delle nuove figure professionali che serviranno nei prossimi anni per garantire la svolta digitale ed ecologica all’Italia, il ministro è stato chiaro: «Non serve studiare quattro volte le guerre puniche, occorre cultura tecnica. Serve formare i giovani per le professioni del futuro, quelle di digital manager per esempio».

«A noi serve più cultura tecnica, a partire dalle scuole» ha ribadito il ministro «soprattutto in un momento di trasformazione digitale velocissimo come quello che stiamo vivendo. Tra 10 anni ci serviranno lavori che nemmeno esistono. Il problema qui è capire se continuiamo a fare tre quattro volte le guerre puniche nel corso di 12 anni di scuola o se le facciamo una volta sola e iniziamo a impartire un tipo di formazione un po’ più avanzata e moderna».

Cingolani ha poi aggiunto: «Bisogna cambiare l’assetto e bisogna cambiare i meccanismi di reclutamento dei giovani. Se noi continuiamo a reclutare i ricercatori con le nostre metodologie non siamo all’altezza degli standard europei».

La battaglia di Cingolani contro le Guerre Puniche

Non è la prima volta che il Ministro se la prende con “Le Guerre Puniche” e sottolinea la necessità di rivoluzionare metodi e priorità di studio e formazione.

Nel corso di una passata intervista Cingolani aveva infatti dichiarato:

«Nella tecnologia del passato il progresso era intergenerazionale, da padre a figlio, e la scuola, la società, avevano tempo di adattarsi metabolizzando l’innovazione (…) In una generazione fra mio figlio di 23 e mio figlio di 19 è cambiato tutto, ma la scuola è rimasta la stessa. Mio figlio di 23 anni è generazione pc, mio figlio di 19 è generazione playstation, mio figlio di 9 è generazione touch screen.

Cosa hanno studiato a scuola? Le guerre puniche, come me che ho 56 anni ma che appartengo alla generazione “carta e penna”. Il cambiamento intragenerazionale nella percezione della tecnologia è un cambiamento importante: noi dobbiamo porci questo problema anche dal punto di vista della formazione. In soli 5 anni si diventa ‘dinosauri’ tecnologici». 

 

 

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