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Luce sulle mummie dello Xinjiang

Un nuovo studio risolve il mistero dei corpi del Xiaohe Cemetery, in Cina. Perfettamente conservati, apparterrebbero a discendenti locali degli uomini dell’era glaciale.

28 Ottobre 2021 12:5128 Ottobre 2021 12:52 Fabrizio Grasso
Un nuovo studio fa luce sulle mummie del Xiaohe Cemetery, in Cina. Apparterrebbero a discendenti locali degli uomini dell’era glaciale

Centinaia di mummie sepolte all’interno di barche fra le sabbie del deserto cinese di Xinjiang. Un mistero che per anni ha diviso gli archeologi e che ora potrebbe essere risolto da un nuovo studio cinese, europeo e americano.

Le mummie si sono conservate grazie all’aria secca

Le mummie risalenti a 4000 anni fa e scoperte nel bacino del Tarim negli Anni 90 hanno ancora capelli e vestiti originali. Fondamentale per la conservazione state le sabbie e l’aria secca del deserto capace di mantenere intatti persino i lineamenti dei visi. Finora nessuno era stato in grado di definire con certezza la loro provenienza. L’aspetto occidentale, gli indumenti di lana e le pietanze presenti nelle tombe (formaggio, grano e miglio), hanno suggerito per anni che si trattasse di pastori della steppa occidentale dell’Asia oppure di contadini migranti giunti dalle montagne. Potrebbe però non essere così.

The genomes of 13 remarkably preserved 4,000-year-old mummies from the Tarim Basin suggest they weren’t migrants who brought technology from the west, as previously supposed. https://t.co/EnzXHPConM

— nature (@Nature) October 27, 2021

Uno studio di ricercatori cinesi, europei e americani ha analizzato il Dna di 13 mummie, sequenziando per la prima volta i loro genomi e dipingendo un quadro completamente diverso. Non si tratterebbe di nuovi arrivati, ma di una popolazione locale discendente da un gruppo asiatico dell’era glaciale. «Oltre ad essere straordinariamente conservate, si trovano in un contesto altamente insolito», ha dichiarato alla Cnn Christina Warinner, professoressa di antropologia ad Harvard e autrice dello studio pubblicato su Nature. «Mostrano infatti elementi culturali diversi e distanti fra loro».

LEGGI ANCHE: Faccia da mummia

L’antenato comune visse circa 10 mila anni fa

Warinner, assieme a un team del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, ha esaminato le informazioni genetiche delle mummie più antiche conservate nello Xiaohe Cemetery, risalenti fra 3700 e 4100 anni fa. I corpi non presentano alcun segno di mescolanza con altri gruppi ma appartengono a discendenti diretti di un’etnia diffusa durante l’era glaciale, all’incirca 10 mila anni fa, e a quei tempi ormai scomparsa. Oggi restano poche tracce di questa antica popolazione di cacciatori-raccoglitori, conservate solo parzialmente nei genomi delle popolazioni moderne.

Un nuovo studio fa luce sulle mummie del Xiaohe Cemetery, in Cina. Apparterrebbero a discendenti locali degli uomini dell’era glaciale
Il volto di una mummia dello Xiaohe Cemetery (Twitter)

«L’area dello Xinjiang rappresentava nell’età del bronzo un incredibile crocevia, con grande mescolanza da ogni parte del continente», ha continuato Michael Frachetti, professore di antropologia alla Washington University a Saint Louis. «Ciò rende ancor più incredibile il fatto che non abbiano subito influenze genetiche ma siano rimasti isolati. Le fonti sottolineano infatti come si trattasse di una comunità fortemente integrata anche a livello culturale».

Ignota ancora la ragione delle sepolture in barca

Tante però ancora le domande senza risposta. «Il sequenziamento del Dna riguarda un singolo sito», ha detto Vagheesh Narasimhan dell’Università del Texas ad Austin. «Un’analisi più estesa potrebbe portare alla scoperta di legami genetici più ampi». Come ha ricordato anche Frachetti, i campioni a disposizione degli esperti sono molto rari, dando adito a molteplici interpretazioni. Ignota anche la ragione delle particolari sepolture costituite da barche ricoperte di pelli animali con i remi sulla testa. Si tratta di una pratica molto rara, secondo gli archeologi, e soprattutto associata principalmente alla cultura vichinga. «Solo loro seppelliscono i morti nelle imbarcazioni», ha concluso Frachetti. «Come quella tradizione sia giunta fin qui resta uno dei più grandi enigmi di questo deserto».

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