Guerra alle criptovalute. L’amministrazione per il cyberspazio della provincia settentrionale cinese di Hebei ha annunciato di aver avviato una campagna contro mining e il trading di valute digitali perché le considera una minaccia alla sicurezza nazionale, oltre che all’ambiente. Lo riferisce oggi il South China Morning Post. L’agenzia cyber di Hebei, in linea con Pechino che ha avviato una campagna contro questo mercato, ha ordinato tutte le agenzie, imprese ed enti di controllo governativi di verificare i loro sistemi informatici per capire se parte della loro potenza computazionale venga utilizzata per l’energivoro mining di criptovalute entro la fine di settembre. Le università e i centri di ricerca, dal canto loro, dovranno ridimensionare i loro sistemi in modo che abbiano l’esatta dimensione richiesta per i bisogni accademici. Hebei è la provincia che circonda la capitale, Pechino.
Che cosa succede ora
A partire dal prossimo mese tutte le agenzie coinvolte nella provincia dovranno fare monitoraggi periodici e dovranno avvalersi, per la raccolta di informazioni, anche di soffiate e denunce pubbliche. «Il mining di criptovalute consuma enormi quantità di energia, che va contro gli obiettivi di picco della neutralità carbonica della Cina. Questa proliferazione e diffusione impatterà seriamente sullo sviluppo economico e sociale, oltre a minacciare direttamente la sicurezza nazionale» ha spiegato l’amministrazione per il cyberspazo di Hebei.
La grande fuga delle aziende
Già all’inizio dell’estate il governo di Pechino aveva annunciato una stretta contro l’attività di mining delle criptovalute. Per questo alcune aziende del settore avevano già iniziato a organizzarsi per abbandonare il Paese. È l’esempio di Bit Digital, che ha circa 20mila computer nella provincia dello Sichuan e che ora dovrà riuscire a portarli fuori dalla Cina, dato l’incremento esponenziale dei costi di estrazione. Inoltre, la “trade war” aveva portato a un aumento dei dazi, con il livello fissato al 25%. Rimane da capire come si muoveranno le aziende del settore che hanno guadagnato molto bene nei mesi passati ma che ora rischiano di perdere in un colpo solo uno dei principali mercati di riferimento.