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La Cina tra Covid, Russia ed economia: i problemi di Xi Jinping

A novembre il congresso cinese dovrebbe confermare il segretario alla guida del partito. Anche per mancanza di alternative valide. Ma dal Covid allo stop della crescita economica, passando per le relazioni con la Russia, la figura del leader appare incrinata.

16 Marzo 2022 14:55 Giovanni Sofia
Crescita economica rallentata, Covid e guerra in Ucraina: tutti i problemi con cui deve fare i conti Xi Jinping

Dai nuovi problemi legati al Covid ai tentennamenti sulla guerra in Ucraina, l’orizzonte cinese si è fatto improvvisamente incerto. Il prossimo congresso in programma a novembre dovrebbe confermare Xi Jinping segretario generale del partito comunista. Se così fosse per lui sarebbe il terzo mandato, utile a renderlo il leader più longevo di sempre dai tempi di Deng Xiaoping, secondo solo a Mao Zedong. Un traguardo che non dovrebbe essere in discussione, sebbene negli ultimi tempi la sua figura sia apparsa leggermente incrinata. Il rallentamento della crescita, la stretta intorno ai giganti immobiliari e del tech e l’ennesima ondata della pandemia stanno infatti preoccupando i vertici del partito. Alla situazione difficile, si è aggiunto il patto con la Russia per il rafforzamento dell’alleanza e delle partnership commerciali, siglato a poche settimane dall’invasione di Mosca in Ucraina, mentre il mondo era concentrato sulle Olimpiadi invernali.

Come l’accordo con la Russia potrebbe incrinare i rapporti tra Cina e Occidente

Un accordo che potrebbe avere ricadute sui rapporti con l’Occidente e complicare ulteriormente il percorso di crescita economica, crollato dal 18,3 per cento di inizio 2021 al 4 registrato alla fine dello stesso anno. Preoccupano, innanzitutto, i costi di una posizione eccessivamente vicina alla Russia, dal canto suo totalmente isolata nelle relazioni con Usa, Unione europea e diversi stati del Pacifico, dall’Australia al Giappone. Sono in tanti poi a temere per le possibili ricadute sul Dragone delle sanzioni imposte a Mosca. L’aumento del costo delle materie prime in tal senso potrebbe essere un antipasto, che però sta già mettendo in difficoltà diverse imprese. Gli Stati Uniti, infatti, hanno dichiarato esplicitamente che non esiteranno ad adottare provvedimenti contro Pechino nel caso in cui società e banche aiuteranno la Russia. Da cui il Dragone alla vigilia della guerra aveva accettato di acquistare petrolio e gas per 117,5 miliardi di dollari. Cifra che, però, secondo alcuni andrebbe rinegoziata al ribasso dati i problemi attuali del Cremlino a piazzare sul mercato oro nero e azzurro. Ipotesi al momento non in agenda. E se un’alternativa credibile non c’è, motivo per cui la sostituzione di Xi appare ipotesi remota, vero è che «la crisi ucraina ha complicato non poco l’obiettivo di una stabilità economica interna», ha spiegato al Wall Street Journal Diana Choyleva, capo economista di Enodo Economics, società londinese di previsioni del rischio.

Crescita economica rallentata, Covid e guerra in Ucraina: tutti i problemi con cui deve fare i conti Xi Jinping
Putin e Xi Jinping (Getty)

Il patto con Mosca segna l’ennesimo colpo alle relazioni tra Russia e Occidente

Ma l’accordo con Mosca fa parte di un disegno più ampio. È l’ennesimo tassello di un piano per distanziarsi progressivamente da Washington, con cui le relazioni hanno toccato il punto più basso degli ultimi decenni. Ogni volta che Xi ha potuto, d’altronde, non ha esitato a mettere in discussione l’attuale ordine mondiale. L’ultimo esempio a marzo quando, durante le sessioni legislative annuali, in cui vengono delineate le politiche generali del Paese, ha dichiarato che «il gioco tra le maggiori potenze sta diventando sempre più feroce, ma lo sviluppo della Cina può contare ancora su diversi vantaggi strategici». Diversi e più realistici i toni del premier Li Kegiang: «L’ambiente esterno sta diventando più complesso, le difficoltà per la crescita sono aumentate». Recente e durissimo, l’articolo online dell’alto consigliere di Stato Hu Wai, nel quale si legge: «La Cina non può essere legata a Putin. I rapporti devono essere tagliati il prima possibile. Farlo migliorerà l’immagine internazionale della Cina e faciliterà le relazioni con l’Occidente». Sui social, controllati dallo Stato, le parole sono diametralmente opposte. Eppure qualche voce fuori dal coro si riesce comunque a scorgere. Il noto blogger Qin Quanyao, in un post del 4 marzo, ha scacciato l’idea di «un nuovo mondo guidato da Cina e Russia», delineato dai commentatori nazionalisti. Ribadendo come «il Paese goda dell’impareggiabile felicità portata da 40 anni di riforme e aperture e dei benefici della globalizzazione». Non sono piaciuti nemmeno la mancata condanna della guerra e l’astensione dell’utilizzo del termine ‘invasione’ per definire l’attacco russo. Tuttavia in un Paese come la Cina avanzare critiche ideologiche equivale a essere bollati come traditori. È la ragione per cui, dissenso e preoccupazione si esprimono con maggiore facilità in relazione alle questioni economiche, da cui deriva il benessere collettivo.

Le critiche alla strategia economica di Xi Jinping

Ecco quindi le numerose perplessità di fronte alla volontà di ridimensionare lo sviluppo dei privati e reprimere le forze capitaliste. La limitazione delle quotazioni azionarie all’estero e la chiusura dei prestiti alle società immobiliari si collocano, nell’idea di Xi, all’interno di un riallineamento con i principi socialisti. Da cui è però scaturito il crollo delle vendite e la contrazione del settore. Discorso identico per l‘universo tech, con i colossi costretti a licenziare numerosi dipendenti. A sorprendere il Consiglio di Stato, massimo organo governativo cinese, non è stata tanto la crisi, quanto la velocità a cui la stessa si sta consumando. Ne consegue che diverse agenzie governative hanno dovuto rivedere i programmi riprendendo a sostenere le aziende tecnologiche, mentre i funzionari del Paese pensano a nuovi strumenti per aiutare le imprese, più che a redistribuire la ricchezza tra la popolazione.

Crescita economica rallentata, Covid e guerra in Ucraina: tutti i problemi con cui deve fare i conti Xi Jinping
Controlli anti-Covid a Pechino (Getty)

Covid, il fallimento della strategia zero contagi

La pandemia, intanto, continua a picchiare forte. La variante Omicron sta mettendo a dura prova la strategia “zero Covid”. Gli sforzi per localizzare e isolare i focolai, infatti, vengono sistematicamente vanificati dalla velocità di trasmissione del virus. Basti pensare che sono circa 42 milioni le persone al momento in lockdown. Il numero delle vittime non è elevato, ma l’efficacia dei vaccini Sinovac e Sinopharm, somministrati al 90 per cento dei cittadini, non sembra dare eccessive garanzie e contribuisce a rallentare l’allentamento delle restrizioni. Con esso dilaga il malcontento nella gente, sfiancata da due anni di limitazioni e dalle ripercussioni delle stesse sull’economia.

Crescita economica rallentata, Covid e guerra in Ucraina: tutti i problemi con cui deve fare i conti Xi Jinping
Controlli anti-Covid a Pechino (Getty)

Da Li Keqiang a Zhu Rongi, anche i politici criticano Xi Jinping

Con simili premesse nuove figure potrebbero farsi largo. Tra loro il premier Li Keqiang, pronto, per gli addetti ai lavori, a posizionare uomini di fiducia in posti chiave. Il suo mandato scadrà presto, ma impressione condivisa è di rivederlo ai vertici magari con altro ruolo. Critiche a Xi, inoltre, sono piovute dai politici anziani ma ancora fortemente influenti nelle dinamiche del partito. Il più importante è forse Zhu Rongji. Boss Zhu, come viene chiamato, nel 2001 negoziò l’ingresso del Dragone nell’Organizzazione mondiale del commercio e oggi è si sarebbe detto fortemente contrariato dalle politiche del segretario. Che, a cavallo dell’anno nuovo, ha dovuto ammorbidire la stretta sulle imprese private. La National Development and Reform Commission, la principale agenzia di pianificazione economica cinese, insieme ad altre simili ha ripreso a sostenere Alibaba Group Holding, gigante dell’e-commerce co-fondato da il miliardario Jack Ma, e la società di motori di ricerca Baidu. Entrambe nel 2021 erano state duramente sanzionate per comportamento anticoncorrenziale. Un cambiamento d’atteggiamento da tradurre come un passo indietro rispetto a quanto affermato in passato da Xi che con l’espressione «prosperità comune», introdusse l’opzione di redistribuire la ricchezza accumulata dai grandi colossi tra la popolazione. Oggi lontana dal concretizzarsi.

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