La pioggia di divieti che il governo cinese sta imponendo al mondo del gaming sembra non avere alcuna intenzione di fermarsi. A dimostrarlo le ultime restrizioni che introducono un veto sulle rappresentazioni di personaggi e relazioni LGBTQ+ nei videogiochi.
Perché la Cina ha bandito i videogiochi con personaggi omosessuali
Secondo quanto riportato in una nota ufficiale ripresa da Dazed&Digital, queste regolamentazioni, punterebbero a cancellare qualsiasi traccia di storie che coinvolgono protagonisti maschili effeminati, rapporti dichiaratamente omosessuali e figure provviste di un’identità sessuale non dichiarata. «Se gli sviluppatori non sono in grado di fornire immediatamente informazioni precise sul genere delle loro creature virtuali», si legge nel comunicato, «, il videogame dovrà necessariamente essere sottoposto ad ulteriori analisi. Queste rischierebbero di concludersi con uno stop alla produzione o un rapido ritiro dal mercato». Il ban, tuttavia, non si limita soltanto a questo. Tra i veti, infatti, figurano anche l’eliminazione della possibilità di scelta, a carico del giocatore, di indossare i panni di un personaggio buono o di uno cattivo, rimossa perché reputata inappropriata e poco educativa, e l’eliminazione dal catalogo di qualsiasi gioco possa «fare clamore o scatenare controversie» per la sua trama o nelle interazioni con il player. La priorità è una: come la letteratura o il cinema, anche i videogiochi sono considerati una forma d’arte e, in quanto tale, devono esaltare valori positivi e permettere, a chi li acquista, di avere una prospettiva completa e attendibile della storia e della cultura nazionale.
Videogiochi in Cina: le altre tappe della censura
Queste e altre norme non sono altro che i tasselli di un’operazione di censura governativa molto più estesa, iniziata già da qualche tempo. Lo scorso mese, ad esempio, è entrata in vigore una legge che bandisce ai minori di 18 anni di giocare online per più di tre ore a settimana. E, ancor prima, il Paese aveva bloccato le vendite del celebre Animal Crossing perché gli attivisti lo avevano adoperato come simbolo delle proteste a favore della democrazia partite nel 2019. Seguire fedelmente le linee guida suggerite dai vertici, oggi, pare essere l’unica strategia che permetta ai game designer di lavorare senza correre rischi e al business di continuare a fatturare senza intoppi.