Il Washington Post, citando alcuni funzionari occidentali e sulla base di rivelazioni dell’intelligence americana ne è certo: la Cina sta costruendo in gran segreto una base militare in Cambogia. Una notizia che è stata già smentita tanto da Pechino quanto dal Paese cambogiano, ma gli 007 ne sono certi. Sorgerà sulla parte nord della base Ream nel Golfo di Thailandia e i lavori sarebbero tanto avanzati da mancare pochi giorni all’inaugurazione. Sarebbe la seconda base navale all’estero per la Cina. La prima è in Africa, in Gibuti. I riflettori su Pechino e le sue influenze in Asia non si spengono. L’inaugurazione della base militare arriva a pochi giorni dai raid aerei vicino a Giappone e Taiwan.

La Cina sbarca in Cambogia: pronta la base navale
La costruzione della base navale in Cambogia, secondo il Washington Post, non solo è certa ma rientra in una strategia precisa portata avanti da Pechino. La Cina aspira a diventare una super potenza leader nel pianeta e per questo sarebbe interessata a costruire una rete militare che possa coprire tutto il mondo, sfruttando soprattutto il mare. La sua flotta, infatti, è la più imponente sulla Terra: 355 navi, che diventeranno 460 entro 8 anni. Gli Stati Uniti ne hanno 297. La base sarebbe la seconda fuori dai propri confini, ma la prima nell’Indo-Pacifico. L’influenza della Cina su stati come la Cambogia continua ad aumentare, soprattutto perché, spiegano i funzionari citati dal quotidiano americano, non vogliono o non sono in grado «di sfidare gli interessi fondamentali della Cina, che crede di poter indurre i Paesi a piegarsi a i suoi interessi».
La Cina nega l’uso esclusivo della base
Il Washington Post ha tentato di mettersi in contatto con i funzionari cinesi e uno di loro ha in effetti confermato che la base sarà costruita. Da Pechino, però, negano «un uso esclusivo» da parte dei propri soldati, spiegando che la struttura dovrebbe ospitare anche ricercatori e scienziati. Il quotidiano statunitense parla di inaugurazione già giovedì prossimo, con autorità cinesi e l’ambasciata del Sol Levante. Nel 2019 uno scenario simile era stato denunciato dal Wall Street Journal. Il giornale parlava di accordi firmati per consentire ai militari cinesi di utilizzare le basi cambogiane.
