Cosa ha in testa Carlo Cimbri, dominus di Unipol? L’assicuratore che ha voluto farsi banchiere, dopo aver conquistato senza colpo ferire la Bper prima dandole Unipol Banca, poi piazzando i suoi uomini al vertice dell’istituto modenese (l’ex ad di Unipol Banca e ora dg di Bper, Stefano Rossetti, e il ripescato dalla pensione, dove era andato dopo la brutta esperienza in Carige, Piero Montani, diventato ad al posto di Alessandro Vandelli) ora ha messo nel mirino la Popolare di Sondrio, una delle banche di secondo livello rimaste zitelle per la pervicace convinzione del suo consigliere delegato e direttore generale, il cavalier ragionier dottor Mario Alberto Pedranzini, di poter essere esente dal giro delle aggregazioni creditizie.
La crescita nella Popolare di Sondrio e la fusione con Bper
Unipol-Sai, che ne aveva già il 2,9 per cento in portafoglio, è diventata il primo azionista della popolare valtellinese salendo al 6,9 per cento. Quota intermedia di una scalata che punta ad arrivare al 9,5 per cento entro la fine dell’anno, per poi salire ancora e procedere alla fusione con Bper. Un’operazione fattibile, relativamente tranquilla, e soprattutto ben vista dalle autorità di vigilanza. Ma non sufficiente dal consentirgli di avere lato banca un gruppo della forza paragonabile a quella raggiunta in campo assicurativo da Unipol dopo l’acquisizione di Sai-Fondiaria. Per questo tutti danno per scontato che l’assicuratore-banchiere dalla folta e spesso anarchica chioma si lanci in qualche altra avventura. E scommettono che possa essere Banco Bpm il prossimo oggetto delle sue ambizioni. Ma non è così.

La segreta ambizione di mettere un piede in Unicredit
Durante una cena a Roma, a casa di un suo amico cui affitta la sontuosa dimora, Cimbri si è lasciato andare a giudizi severi sulla condizione dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna: «È ancora pieno di vecchi Npl, per metterli a posto ci vogliono tempo e soldi. E come minimo gli manca un buon miliardo e mezzo di capitale». Ergo, non è quello il target di Cimbri. E se non lo è Banco Bpm, certo non lo sono Carige e Mps, che stanno messe molto peggio. Dunque dove andrà a parare Cimbri? L’uomo fa il misterioso, ma una cosa gli frulla nella testa, complici i suoi sempre più frequenti colloqui con Alberto Nagel, l’ad di Mediobanca con cui è in ottimi rapporti: mettere il naso in Unicredit, che ha un azionariato molto frantumato e dopo la gestione Mustier non può certo dirsi stabilizzato. Un ambizioso disegno di potere che per essere imbastito deve prima superare un ostacolo non da poco, quello giudiziario. Su Cimbri pende ancora un’inchiesta relativa alla fusione Unipol-Fonsai, e il gip di Milano ha fissato per il prossimo 15 luglio l’incidente probatorio decisivo per stabilire se chiudere le indagini con un rinvio a giudizio o con un’archiviazione.