Le mummie Chinchorro a rischio per il climate change: come salvarle

Camilla Curcio
28/03/2022

Tra i primi esempi giunti fino a noi di imbalsamazione, i corpi degli antichi cileni Chinchorro rischiano oggi di essere distrutti dagli effetti dal climate change. Ma a salvarli potrebbe arrivare il recente riconoscimento Unesco di patrimonio dell'umanità.

Le mummie Chinchorro a rischio per il climate change: come salvarle

Il cambiamento climatico non risparmia neppure le mummie. Nel grande cimitero di Arica, a nord del Cile, alcune sono, infatti, state disseppellite da straordinari fenomeni atmosferici. Custodite lì da 7 mila anni, oggi costringono periodicamente i residenti a riseppellirle per evitare che vegano irrimediabilmente deteriorate. «Ogniqualvolta un corpo riappare in superficie, posizioniamo una bandierina arancione per segnalarlo e ricordarci di seppellirlo nuovamente», ha spiegato al Guardian Annina Campos che da sempre si prodiga nel salvaguardare le mummie. «Resistono da migliaia di anni, non possiamo permettere vengano distrutte da uragani e piogge». L’enorme necropoli appartiene ai Chinchorro, antica tribù di cacciatori e pescatori, nota per i complessi riti di sepoltura. Dopo aver privato i defunti della pelle e degli organi, infatti, ricoprivano gli scheletri con canne, pelle di leone, argilla, lana di alpaca e qualche ciuffo di capelli umani, affidando all’arido clima desertico (la zona è poco lontana dall’Atacama) il compito di preservarli per l’eternità. Una tecnica rivelatasi efficace fino ad oggi e che adesso rischia di rivelarsi insufficiente.
Perché il cambiamento climatico rischia di distruggere le mummie Chinchorro

Prospettiva aerea della zona cimiteriale dove sono state ritrovate le mummie (Getty Images)

Anche dentro i musei cileni le mummie sono a rischio

Detto dei rischi esterni, anche le mummie conservate dentro i musei non se la passano tanto meglio e devono fare i conti con l’umidità e gli insetti. «Le strutture sono strapiene di materiale, è diventato difficile da gestire», ha precisato il dottor Bernardo Arriaza dell’Università di Tarapacá, «le mummie inserite nelle collezioni si stanno rovinando sempre di più. Alcune sono piene di muffa, altre stanno marcendo o sono state completamente rosicchiate dagli insetti, fino a diventare polvere. E non esiste una soluzione magica per salvaguardarle perché il mix di materiali che contengono ne rende complesso il mantenimento».

Perché il cambiamento climatico rischia di distruggere le mummie Chinchorro
Uno degli esemplari disseppelliti e conservati nel deposito del museo per motivi di studio (Getty Images)

La soluzione per proteggere le mummie di Chinchorro

Non tutto, però, sembra perduto. Lo scorso luglio, infatti, le mummie Chinchorro sono state inserite tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco, dopo un’attesa durata 20 anni. Questo traguardo, l’inizio della costruzione di un nuovo museo provvisto delle condizioni climatiche ideali e il crescente interesse dei turisti potrebbe aiutare a mettere un freno al declino di quella che Arriaza ha definito «una meraviglia dell’epoca preistorica». Il materiale, risalente più o meno al 5000 avanti Cristo (due millenni prima degli Egizi) ha un triplice valore da preservare: accademico, estetico e umano.

«Il popolo, semi-nomade, non costruiva monumenti funebri né lasciava ex voto», ha puntualizzato Arriaza, «utilizzavano i corpi come tele per dare sfogo a tutte le loro emozioni. Trasformando, così, un cadavere in una delle prime opere di arte pre-ispanica». I primi reperti appartengono a bambini, addirittura feti, morti per avvelenamento da arsenico e ritrovati in un posto vicino al fiume Camarones, notoriamente contaminato. Successivamente, nell’arco di 3500 anni, sono stati mummificati anche adulti e, da bastoncini e semplici maschere in manganese nero, si è passati a corpi ricoperti di piume e bendaggi fatti con pelle di pellicano. 

Perché il cambiamento climatico rischia di distruggere le mummie Chinchorro
Un’antica mummia Chinchorro a rischio deterioramento (Twitter)

Più attenzione da parte del governo alle mummie di Chinchorro

A occuparsi della salvaguardia di un tesoro così prezioso non sono le autorità ma i residenti. «Ai piani alti non importa nulla», ha tuonato Ardiles, uno degli abitanti di Caleta Camarones, zona dove sono state recuperate le prime salme, «siamo noi che ci prendiamo cura di tutto». Ettari di colline che, sottoterra, nascondono materiale unico nel suo genere che dovrebbe essere valorizzato con iniziative turistiche mirate e operazioni di manutenzioni puntuali per arginare le insidie di tombaroli e intemperie.

«Bisognerebbe mettere in piedi un museo che, attraverso i reperti, racconti la storia della cultura Chinchorro, esponendone i manufatti più caratteristici», ha aggiunto, «ma il problema è che qui i progetti turistici non riescono a decollare per l’indifferenza del governo nazionale». Una posizione condivisa anche da Cristian Zavala, sindaco di Caleta Camarones: «Spero che con l’acquisizione dello status UNESCO le autorità inizino a pensare a interventi seri», ha concluso, «ogni giorno, emergono sempre più corpi in superficie e se non agiamo in fretta, tutto rischia di rimanere un ricordo e svanire in balia della crisi climatica e dei suoi effetti disastrosi».