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Vedo verde

Cile: i cuochi del deserto di Atacama cucinano con il sole

Forni e fornelli solari per tutelare l’ambiente e salvaguardare le tradizioni locali. Viaggio tra gli chef del deserto di Atacama in Cile.

13 Settembre 2021 17:3327 Ottobre 2021 15:03 Redazione
cuochi che cucinano col sole a atacama

Una cucina sostenibile, a impatto zero e alimentata dalla luce del sole. Non si tratta della fantasia di uno chef ambientalista ma di una realtà che, da anni, ha preso piede in Cile grazie all’intraprendenza di imprenditori e cuochi che, nel deserto di Atacama, hanno trovato il posto perfetto per avviare il proprio business. Grazie a un irraggiamento solare record e temperature che ne fanno uno dei luoghi più caldi della Terra.

Forno e fornelli a luce solare

Tra i coraggiosi che si sono lanciati in questo progetto così originale ma potenzialmente rischioso, c’è Luisa Ogalde, proprietaria del ristorante Entre Cordillera Restobar Solar, aperto nel 2018 nel villaggio di Villaseca. Nella sua cucina pentole e contenitori pieni di cibo sono sapientemente orientati in direzione dei raggi del sole. «Uno dei vantaggi di vivere qui è, senza dubbio, la possibilità di godere del sole praticamente ogni giorno dell’anno», ha spiegato in un’intervista a Bbc Travel. Per preparare le pietanze, Ogalde ha acquistato tutti i dispositivi più avanzati disponibili sul mercato. Oltre agli otto forni solari in grado di assorbire e, successivamente, rilasciare il calore, la cuoca si è dotata anche di un fornello generalmente utilizzato per far bollire l’acqua e di un essiccatore solare che le consente di trasformare la carne di capra in filamenti, ingrediente chiave del charquicán, tradizionale stufato a base di patate e zucca. Nel suo locale, a pranzo e a cena, i clienti hanno davvero l’imbarazzo della scelta, tra piatti a base di pollo come la cazuela e classici dessert come la leche asada. «Il nostro obiettivo è recuperare i manicaretti dei nostri nonni e le ricette locali più vintage per farle riscoprire ai giovani e renderle immortali», ha spiegato. «I passaggi sono, ovviamente, datati ma il modo di procedere è nuovo».

Tutto nacque da un esperimento dell’Università del Cile

Il legame tra la cucina cilena e il sole è iniziata proprio con la madre di Ogalde, Francisca Carrasco, un’allevatrice di Villaseca che, da un giorno all’altro, si è trasformata nella pioniera della ristorazione a energia solare. Fu una delle poche persone, infatti, a partecipare a un’esperimento su questo nuovo metodo di cucinare condotto da un team di ricercatori dell’Università del Cile nel 1989. Una serie di test che avevano come obiettivo quello di aiutare gli abitanti dell’isolatissima Valle di Elqui a uscire dalla povertà, individuando attività sostenibili senza disboscare i pochi alberi di algarrobo, churqui e carboncillo rimasti. Da quel momento, un gruppo di 25 famiglie ha iniziato a misurarsi con i primi prototipi di forni solari. «Villaseca si trasformò, ben presto, nel primo villaggio a usare la luce del sole per cucinare e chiunque rimaneva sorpreso da quella scoperta così entusiasmante», ha sottolineato Juan Ibacache, segretario della Villaseca Trade Association of Solar Artisans. «All’inizio, la gente ha faticato ad abituarsi, soprattutto al fatto che era necessario accendere il forno in base alla posizione del sole». Col tempo, si è capito che mentre i fornelli parabolici erano perfetti per tutti i procedimenti svolti su un piano cottura, i forni solari potevano essere adoperati per preparazioni più lente, per fare il pane o cuocere dolci.

Tra tavole calde, startup e progetti futuri

Quella che, all’inizio, era un’attività familiare, ben presto è diventata un business. Nel 2000, l’associazione ha aperto la sua prima taverna solare, Delicias del Sol, con una capienza di 24 coperti. Da allora, i numeri sono lievitati: ora i clienti sono 130, i ristoranti due senza considerare le numerose tavole calde nel nord del Paese. Come il Qori Inti di Ruth Moscoso, nel piccolo deserto di Pica, all’estremità nord dell’Atacama, che offre una vasta selezione di specialità andine  con ingredienti a chilometro zero. «Nella nostra cultura, il rispetto per l’ambiente è una priorità», ha aggiunto Moscoso. «Questo tipo di cucina ci permette di salvaguardare le nostre tradizioni e l’ambiente senza rinunciare all’innovazione. È un mix perfetto tra quel che è stato e quel che sarà». Interessante anche il progetto di Antu Cocina Solar, una nuova startup nata a Santiago. L’azienda sta per lanciare un fornello solare realizzato a partire dagli scarti della plastica.

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