La schiusa delle larve di cicala sulla East Coast degli Stati Uniti è un appuntamento che si ripete ogni anno tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Le sue dimensioni sono tali che gli americani le hanno dato un nome: Great eastern brood, (la Grande Covata dell’Est) o Brood X. Il fenomeno riguarda in particolare le regioni di New York e Washington, nonché parti del Midwest e del West Virginia. Per un totale di circa un milione e mezzo di cicale pronte a spuntare per ogni acro di terreno.
Ad attendere con ansia il momento in cui gli insetti sbucheranno dal sottosuolo, i predatori. Serpenti testa di rame, uccelli, scoiattoli, pipistrelli, vespe, mantidi e ragni, sono tanti gli animali a banchettare con lo sciame.
Chef pronti a cucinare le cicale
La new-entry in questo senso è l’uomo. Diversi chef statunitensi, come riferisce il Guardian, infatti, sono pronti a trasformare le cicale in deliziosi manicaretti. “Gli insetti commestibili, come le cavallette, sono molto gettonati in Messico”, spiega uno di loro. “Le persone dovrebbero essere aperte all’esplorazione di opzioni proteiche diverse da quelle che provengono da mucche, polli e maiali, i cui allevamenti intensivi generano danni all’ambiente”. Per chi fosse alla ricerca di nuove sensazioni, un libro Periodical Cicadas: the Brood X Edition, di Gene Kritsky, elenca numerose ricette. L’autore afferma di averle provate saltate in padella, sbollentate e, addirittura, dentro le torte. Anche se fritte, magari condite con salsa cocktail, restano insuperabili.
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https://t.co/M0x3LxcSn1— Richard Norman Poet (@ElmerPalaceSE25) May 12, 2021
Le cicale, proteine a impatto zero
A dargli ragione, un rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura. “Gli insetti commestibili contengono proteine, vitamine e amminoacidi di alta qualità per l’uomo, con un alto tasso di conversione in cibo. I grilli, ad esempio, hanno bisogno di sei volte meno mangime dei bovini, quattro volte meno degli ovini e due volte meno di maiali e polli, per produrre la stessa quantità di proteine. Inoltre, emettono una quantità ridotta di gas serra e ammoniaca rispetto al bestiame convenzionale”.