Resta paralizzato dopo un incidente avvenuto nel popolare programma televisivo di Ciao Darwin, mentre gareggiava da concorrente. È accaduto nel 2019 a Gabriele Marchetti. Il 54enne aveva poi fatto causa alla trasmissione. Oggi sono stati tutti assolti dal tribunale gli imputati. Si tratta di due rappresentanti della società produttrice della trasmissione, il titolare della società che forniva l’attrezzatura per quel particolare numero e la titolare della società che doveva selezionare i concorrenti. Tutti assolti dall’accusa di lesioni personali gravissime perché il fatto non sussiste.
Ciao Darwin, concorrente rimase tetraplegico: imputati tutti assolti
Nel numero, i concorrenti dovevano camminare su dei rulli mobili ed evitare di finire in acqua, completando quindi il percorso. Nell’aprile 2019, Gabriele tentò il numero, ma finì in mezzo ai due rulli, quindi nella sottostante piscina. Il problema è che, durante la caduta, colpì fortemente la testa e questo incidente lo rese poi tetraplegico, impossibilitato a muoversi. In più, l’incidente gli schiacciò due vertebre. Ora dipende dall’esterno per qualsiasi cosa abbia bisogno.

La produzione gli aveva fornito un risarcimento, ma la vicenda è finita poi in tribunale, dove i responsabili sono stati dichiarati assolti perché il fatto non sussiste. Infatti, il giudice ha ammesso la richiesta della difesa.
Il commento del concorrente
«Prima di quel giorno ero un uomo che faceva mille cose. Adesso per me è finito tutto. Paolo Bonolis non mi ha mai cercato per sapere come sto. Neanche persone a lui vicine mi hanno mai contattato. Soltanto qualcuno della produzione all’inizio si è fatto sentire per telefono e per mail con la mia famiglia per conoscere la mia condizione fisica. Si sono messi a disposizione per ogni eventuale nostra necessità. Poi però non ci sono stati altri contatti» ha spiegato Gabriele.

«La sofferenza che stiamo affrontando non viene cancellata dalla fine di un processo. È un calvario che viviamo ogni giorno. Però non c’è alcuna amarezza per l’esito del processo. Una condanna o un’assoluzione non riportano indietro le lancette del tempo. La vendetta non ha mai sfiorato i nostri pensieri. L’intento di Gabriele, e in generale di tutta la famiglia, non è mai stato di vedere la gente finire dietro le sbarre. Infatti, abbiamo appena ritirato la querela. Eravamo pertanto consapevoli che il giudice avrebbe potuto assolvere tutti. La nostra intenzione è stata fin dal principio colpire le società: sensibilizzale affinché si applichi la normativa sulla sicurezza per prevenire infortuni nei luoghi di lavoro, ma anche negli spazi ludici» hanno spiegato i familiari.