Chiara Ferragni non è più membro indipendente del cda di Tod’s

Debora Faravelli
08/09/2022

La decisione è stata presa in ragione di una prestazione occasionale di servizi pubblicitari a favore della società.

Chiara Ferragni non è più membro indipendente del cda di Tod’s

Chiara Ferragni non è più membro indipendente del cda di Tod’s, anche se continuerà a far parte del Consiglio di Amministrazione dell’azienda. Questo perché, come annunciato dalla stessa realtà controllata dalla famiglia Della Valle, sarebbero «venuti meno i requisiti di indipendenza» dell’influencer milanese.

Chiara Ferragni (Getty Images)

Chiara Ferragni non è più membro indipendente del cda di Tod’s

In particolare, nella nota dell’azienda si legge che il Consiglio ha «preso atto della dichiarazione resa dal consigliere Chiara Ferragni in ordine al venire meno, in capo alla stessa, dei requisiti per poter essere qualificata indipendente ai sensi dell’art. 148 del Tuf e dell’art. 2, Raccomandazione 7 del Codice di Corporate Governance, in ragione di una prestazione occasionale di servizi pubblicitari a favore della società e non potendosi aprioristicamente escludere che, in futuro, si presentino altre opportunità di collaborazione». L’organo ha conseguentemente effettuato le verifiche di propria competenza e appurato il venir meno del requisito di indipendenza in capo all’imprenditrice digitale.

Quest’ultima era stata nominata membro del cda di Tod’s nella primavera del 2021. Dopo l’annuncio, arrivato il 9 aprile, il prezzo delle azioni dell’azienda aveva avuto un netto aumento (da 28,18 euro del 1° aprile 2021 ai 39,32 del 23 aprile fino ai 63,85 di giugno) tanto da far parlare di un «effetto Ferragni». Dopo il picco, il valore delle azioni si era ridotto fino a raggiungere quello attuale (un titolo vale intorno ai 40 euro).

Chiara Ferragni (Getty Images)

I dati semestrali dell’azienda

Oltre ad annunciare l’esclusione dal cda come membro indipendente dell’influencer, l’impresa ha anche fatto il punto sui dati semestrali delle vendite. Si tratta di numeri sostanzialmente in linea con le aspettative del mercato nonostante la crisi del secondo trimestre in Cina causata dal Covid. «I ricavi del gruppo hanno registrato una crescita del 17,4% nei primi sei mesi del 2022 e sono tornati a valori superiori a quelli del 2019», si legge nella nota. L’obiettivo del gruppo, che controlla marchi come Hogan, Fay e Roger Vivier, resta quello di tenere alta la redditività.