Per un lettore forte, trovare nuovi spunti di lettura è sempre difficile. Tolti gli autori più noti con le loro ultime uscite, e tolte le categorie di interesse, orientarsi nel (prolifico) panorama editoriale italiano può essere complicato. Le campagne marketing spingono determinati libri promuovendoli attraverso i social, gli influencer e capita sempre più spesso di vedere lo stesso volume ovunque, comprarlo, leggerlo e infilare una cocente delusione via l’altra. Libri mediocri consigliati da scrittori blasonati, ché la fascetta dovrebbe far vendere un po’ di più, hanno portato soprattutto confusione e parecchio fastidio. Poi ci sono le eccezioni che fanno scoprire un libro come quello di Nicoletta Bortolotti, Chiamami sottovoce, pubblicato da HarperCollins nel 2018 e passato, purtroppo, in sordina.
L’amicizia tra Michele e Nicole
Chiamami sottovoce è un romanzo delicato che porta alla luce il tema delle emigrazioni degli italiani negli Anni 70, in questo caso in Svizzera. Ai lavoratori non era concesso il ricongiungimento familiare, di conseguenza non potevano portare con sé i figli. Chi decideva di andare contro la legge, era costretto a farli entrare nel Paese clandestinamente nascondendoli in soffitte e scantinati. Nicoletta Bortolotti, che anche un’autrice di libri per ragazzi, riesce, in questo romanzo, a dare voce ai due bambini protagonisti: Michele, uno di questi ‘bambini proibiti’, che vive chiuso in una soffitta con una scatola di pennarelli, e Nicole, residente in Svizzera quindi libera e curiosa. Con il nuovo amico segreto Nicole condividerà un’infanzia che rimarrà per sempre nei suoi ricordi. Il romanzo gioca su continui sbalzi temporali. Inizia nel 2009 subito dopo la morte della madre di Nicole, e piano piano la ragazzina ormai donna ripercorre il suo passato tornando nella casa d’infanzia che ha ereditato, la maison des roses. Ma il luogo poetico e fiabesco conosciuto da bambina ora, da adulta, è lugubre e abbandonato. Insieme con la casa, Nicole riscopre anche lati bui che aveva completamente dimenticato dietro la parvenza di un’infanzia felice e spensierata. La scrittura è scorrevole e al servizio della trama, il racconto fila e non manca il colpo di scena finale.

Chiamami sottovoce, la ricostruzione storica
La scrittrice ha studiato per anni il background storico alla base di Chiamami sottovoce e questo lavoro di ricostruzione, quando il libro è uscito, ha creato parecchio interesse intorno al romanzo. Rai3 ha dedicato a questi bambini proibiti il documentario Non far rumore. Si stima che tra il 1950 e il 1980 entrarono in Svizzera come clandestini dai 15 ai 30 mila bambini. Se fossero stati scoperti, l’intera famiglia sarebbe stata espulsa. Così ogni mattina i genitori prima di andare a lavoro ripetevano loro le poche ferree regole: non ridere, non piangere, non far rumore.