Tredici anni dopo l’argento di Alessandra Sensini, la vela italiana torna a medaglia, la 16esima nella sua storia olimpica. Merito di Ruggero Tita e Caterina Banti, coppia trentino-romana impegnata nella classe mista Nacra 17, che prevede l’utilizzo di catamarani di cinque metri e 25. I due si presenteranno in prima posizione all’ultima regata nella baia di Sagami, in programma martedì 3 agosto. Troppo lontani i tedeschi, terzi a 26 punti di distanza, a insidiare gli azzurri è solo l’equipaggio britannico: per conquistare l’oro, però, sarà sufficiente un sesto posto, altrimenti arriverà la medaglia d’argento.
Tita, al timone un ingegnere informatico
Nato a Rovereto il 20 marzo 1992, il timoniere Ruggero Tita abita a Civezzano, a 15 chilometri da Trento, città dove si è laureato in Ingegneria Informatica. Enfant prodige della vela, ha iniziato a otto anni, con le prime regate sul Lago di Caldonazzo, e quando ne aveva 13 ha conquistato il titolo di campione italiano nella classe Optimist (monoscafo dotato di singola vela). Dopo un anno di regate in 29er è passato al 49er, mietendo successi in serie nei campionati italiani, fino alla sfortunata spedizione di Rio 2016, dove in coppia con il prodiere (componente dell’equipaggio che sta a prua) Pietro Zucchetti non è andato oltre il 14esimo posto. Nei piani iniziali, avrebbe dovuto partecipare a Tokyo 2020 e poi essere parte dell’equipaggio di Luna Rossa impegnato nell’America’s Cup, ma il Covid ha stravolto ogni programma: impossibile prepararsi per i Giochi stando a Auckland, e così ha dovuto rinunciare alle regate nei mari della Nuova Zelanda (che ha comunque commentato per la Rai). Tutte le fiches sui cinque cerchi, insomma, e si può dire che sia andata benissimo. Atleta delle Fiamme Gialle, Tita è un grande appassionato di sport estremi, dal kitesurf allo snowkite, fino a freeride, speedfly, paraglide, senza dimenticare snowboard e ski freestyle.
Visualizza questo post su Instagram
Caterina Banti, la prodiera che parla sei lingue
Dal Trentino alla Capitale, Caterina Marianna Banti è nata a Roma il 13 giugno 1987. Sulle orme del fratello, all’età di 13 anni si è avvicinata alla vela, tra deriva e Laser, che però a lungo è stata solo un passatempo: «Ho iniziato a fare regate quando avevo 23 anni. Prima avevo altre priorità, volevo continuare gli studi e fare il dottorato, essendo laureata in studi orientali con una magistrale in studi islamici (a Napoli, ndr)». Una propensione confermata dal 110 e lode ottenuto alla magistrale e dalle sei lingue che Caterina parla in maniera scorrevole, in particolare l’arabo a cui si è dedicata per dieci anni. «La mia tesi era intitolata Mar’i Ibn Yusuf al-Karmi e la Questione del tabacco nell’Impero Ottomano del XVII secolo. Si trattava della traduzione dall’arabo, del commento e dell’analisi di un testo giuridico del XVII secolo, inedito in lingue occidentali, sulla questione della liceità del tabacco».
Per quanto riguarda lo sport, Banti è iscritta al Circolo canottieri Aniene ed diventata realmente cosciente delle proprie capacità quando si è riscoperta prodiere, in seguito al passaggio alla categoria Nacra 17 avvenuto nel 2013. E proprio su questo catamarano, si è creata l’alchimia perfetta con Tita, subentrato nel 2017 al vecchio timoniere Lorenzo Bressani.
Visualizza questo post su Instagram
Una coppia vincente nata per caso
Il loro sodalizio, voluto dalla Federazione, è nato quasi per caso, quando entrambi erano rimasti orfani dei rispettivi compagni. Ma si è rivelato subito vincente: «È stato amore a prima vela», ha scherzato Tita in un’intervista, dicendo però la verità. Lui timoniere, lei prodiere, tre volte premiati come Velisti dell’Anno Fiv e due volte sul podio ai Campionati del Mondo Nacra 17: oro nel 2018, bronzo l’anno prima. E poi due titoli Europei consecutivi, nonché il primo posto nel ranking di specialità. Tita-Banti hanno staccato il pass per Tokyo superando al fotofinish la coppia Vittorio Bissaro-Maelle Frascari: adesso l’obiettivo è centrare l’oro nelle acque del Giappone.