Ritorna anche stasera, mercoledì 29 settembre 2021, alle 21.15, l’appuntamento settimanale di Rai Tre con Chi l’ha visto. Nel corso della puntata, Federica Sciarelli riaprirà il dibattito sul caso dell’ex vigilessa Laura Ziliani, integrandolo con le ultime novità in merito. In particolare, il terribile racconto di quel che avrebbero fatto alla donna le figlie Silvia e Paola assieme a Mirto Milani, fidanzato della prima e amante della seconda, per convincerla a cedere loro tutta l’eredità. I tre, al momento in carcere, sono stati sentiti dal giudice ma, durante l’interrogatorio di garanzia, non hanno manifestato alcuna intenzione di collaborare, non fornendo risposte a nessuno degli interrogativi posti. Spazio, poi, al mistero della morte di Giacomo Sartori, giovane tecnico informatico scomparso a Milano il 17 settembre e trovato morto a Casorate Primo nella mattinata del 24. Dopo che gli è stato rubato lo zaino, che cosa è successo? Quali sono state le dinamiche che lo hanno portato, dapprima, a sparire e, successivamente, a perdere la vita? A questi interrogativi, la redazione della trasmissione proverà a trovare una soluzione, compatibilmente col materiale fornito dalle indagini. L’ultima parte del programma, infine, sarà dedicata alla tragica storia della 18enne Saman Abbas: dopo l’arresto dello zio a Parigi, al momento si stanno cercando i genitori della ragazza in Pakistan. Ma il suo corpo continua a rimanere un’incognita. Come in ogni diretta, non mancherà ovviamente la rubrica dedicata alle segnalazioni di persone in difficoltà, agli appelli e alle richieste d’aiuto.
Nella prossima puntata
Laura Ziliani uccisa per avere subito l'eredità? Le figlie Paola e Silvia e il loro fidanzato e amante Mirto non rispondono al giudice
Mercoledì #29settembre alle 21:20 con Federica Sciarelli in diretta su #Rai3 e #RaiPlay
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— Chi l'ha visto? (@chilhavistorai3) September 28, 2021
Chi l’ha visto: Le cose da sapere sul caso di Giacomo Sartori, al centro del programma in onda stasera alle 21.15 su Rai Tre
Chi l’ha visto: La misteriosa scomparsa di Giacomo Sartori
La misteriosa storia di Giacomo Sartori è iniziata la sera del 17 settembre quando, dopo essere uscito dall’azienda di software di Assago presso cui lavorava, aveva incontrato un gruppo di amici in un’enoteca di via Vittorio Veneto, a Milano. Appena arrivato, aveva appoggiato lo zainetto a terra. Dentro c’erano il suo computer personale, il portafoglio coi documenti, il telefono e il pc aziendale. Distratto dalle chiacchiere e dalla confusione, è stato soltanto dopo ore dal suo arrivo che si è accorto che la borsa che aveva portato con sé era sparita nel nulla. Non era nuovo a questo tipo di imprevisti. Tempo prima, infatti, lo stesso zainetto gli era stato rubato dall’auto dopo che il ladro aveva distrutto il lunotto posteriore. Una volta accortosi del furto, si era precipitato a chiedere ai titolari del locale se avessero visto qualcosa, poi aveva chiamato i genitori, in preda al panico e, salutati gli altri, se n’era andato via con una certa fretta per mettersi alla guida dell’auto, anch’essa aziendale, diretto verso Pavia, lungo l’autostrada A7, probabilmente per seguire, tramite un app di tracciamento, il segnale dei dispositivi che gli erano stati rubati. È stato proprio dal quel momento che del 30enne bellunese si sono perse completamente le tracce.
Chi l’ha visto: Il rinvenimento della macchina e del cadavere di Giacomo Sartori
Dopo la denuncia dei familiari, gli inquirenti hanno avviato immediatamente le ricerche. E, mercoledì 22, si sono imbattuti nella macchina di Sartori, abbandonata davanti all’agriturismo Cascina Caiella, nelle campagne di Casorate Primo. I nastri delle videocamere di sicurezza lo hanno filmato mentre girava, in piena notte, per le strade del paese, poi nei suoi spostamenti a Motta Visconti, distante poco meno di quattro chilometri e, infine, sull’altro lato del Naviglio, vicino al fiume Ticino e al Parco Naturale. Posti che, a detta di genitori e amici, il 30enne non frequentava normalmente e dove non aveva conoscenze. Dai video, è emerso anche un altro dettaglio che ha fatto insospettire i carabinieri. In un filmato registrato alle 7.15 di sabato 18 settembre vicino al cimitero di Motta Visconti, fa la sua comparsa l’auto del ragazzo. In quello stesso lasso di tempo, il suo cellulare personale era agganciato alla cella della zona. Le analisi dello smartphone hanno rintracciato un collegamento precedente alle 2.30 dello stesso giorno e, più che un traffico di chiamate, hanno rivelato un pesante traffico di dati, probabilmente legato a uno scambio di messaggi o telefonate su WhatsApp. Segno che l’uomo, allora, fosse ancora vivo. Nella confusione di indizi ambigui e poco chiari, la tragica svolta: giovedì 23, nei giardini Montanelli, a Milano, sono stati rintracciati due mazzi di chiavi e il portafogli, svuotato, che Sartori aveva riposto nello zaino rubato. E, il giorno dopo, il suo corpo esanime, a Casorate Primo, a trenta chilometri dal luogo dove era stato avvistato l’ultima volta e a poche centinaia di metri da dove era stata recuperata la sua Polo grigia. Giacomo Sartori è stato trovato impiccato a un albero, assieme a una serie di strumenti che potrebbe aver usato per uccidersi. Più che districarsi, tuttavia, la trama si è infittita: i proprietari della cascina hanno comunicato di essere stati più volte lì ma di non aver mai notato nulla. Così come le perquisizioni che hanno condotto all’automobile non hanno mai portato al corpo, collocato nelle vicinanze.
Chi l’ha visto: I risultati dell’autopsia su Giacomo Sartori e il futuro delle indagini
I primi esiti dell’autopsia effettuata sulla salma non hanno rivelato tracce di violenza evidenti che possano essere riconducibili a una colluttazione. Gli esperti hanno, dunque, confermato la morte per impiccamento, validando le prime ipotesi investigative dei carabinieri di Milano che hanno parlato di un gesto estremo. Rimangono ancora diverse le domande sul caso, molte delle quali, probabilmente, destinate a non trovare mai una risposta. Se non, forse, nel contenuto dello smartphone personale di Sartori, sotto osservazione, e nei due pc trafugati che, a oggi, non sono ancora venuti alla luce. La chiave del mistero, probabilmente, rimane nelle mani dei ladri.