Chi l’ha visto? Il caso di Laura Ziliani nella puntata di stasera 8 settembre su Rai3

Redazione
08/09/2021

Riparte la nuova stagione del programma di Rai3 condotta da Federica Sciarelli. Al centro della puntata di stasera il caso dell'ex vigilessa 55enne scomparsa a Temù e trovata morta a pochi passi dal fiume Oglio.

Chi l’ha visto? Il caso di Laura Ziliani nella puntata di stasera 8 settembre su Rai3

Dopo la pausa estiva, ritorna l’8 settembre l’appuntamento settimanale di Rai3 con Chi l’ha visto, la storica trasmissione che, da anni, si dedica alla ricerca di persone scomparse e ai misteri rimasti senza una soluzione, con l’ausilio di testimonianze, ricostruzioni filmate e la possibilità, per i telespettatori, di contribuire attivamente attraverso una telefonata da casa. Alle redini del programma, rimane la giornalista e conduttrice Federica Sciarelli, ormai padrona di casa dal 2004.

Chi l’ha visto: stasera si parlerà anche del caso di Saman Abbas

Nella puntata in onda stasera, mercoledì 8 settembre 2021, alle 21.20, Chi l’ha visto tornerà a occuparsi di tutte le scomparse più urgenti degli ultimi mesi. Buona parte della serata sarà, poi, dedicata al caso della misteriosa morte della 55enne Laura Ziliani, oggetto di un’investigazione che vede coinvolte due delle sue figlie, accusate di omicidio volontario. Spazio anche agli ultimi aggiornamenti e alle novità emerse sul caso di Saman Abbas, la ragazza pakistana che non aveva accettato di piegarsi al destino di un matrimonio combinato e, per questo, probabilmente uccisa dalla sua stessa famiglia. Dov’è nascosto il suo corpo? Chi è l’assassino? Da questo e altri interrogativi ripartirà l’inchiesta di Sciarelli e della redazione. Accanto alla cronaca, non possono mancare, come ogni anno, gli appelli, le richieste d’aiuto e le segnalazioni di persone in situazioni di grave difficoltà.

Chi l’ha visto: le cose da sapere sul caso di Laura Ziliani

Chi l’ha visto: il mistero della scomparsa dell’ex vigilessa

Quello dell’ex vigilessa Laura Ziliani è stato uno dei casi di cronaca più dibattuti dell’estate.  55 anni, madre di tre ragazze e vedova dal 2012, dopo la morte del marito, travolto da una valanga mentre praticava scialpinismo, era riuscita a rifarsi una vita, tra il lavoro allo Sportello Unico delle Imprese presso il comune di Roncadelle e la casa di Urago Mella, dove viveva assieme al nuovo compagno e a una delle sue figlie. Secondo il racconto di due di loro (ora indagate dalla Procura), la sera di venerdì 7 maggio la donna si sarebbe recata nella sua villa di Temù, piccolo centro della Valcamonica. La mattina dopo, infatti, avrebbe dovuto aiutare il resto della famiglia a smaltire rifiuti e roba vecchia per sgomberare l’immobile e avviare i lavori utili a convertirlo in un bed and breakfast. Sono state proprio le figlie a dare l’allarme, non vedendo arrivare la madre all’appuntamento. In base al loro resoconto, Ziliani sarebbe uscita di casa alle 7, senza telefonogps, per una passeggiata tra i monti. Un’escursione dalla quale non ha mai più fatto ritorno. Con la denuncia di scomparsa, le ricerche sono partite quasi immediatamente, coinvolgendo i tecnici del soccorso alpino, i vigili del fuoco, i soccorritori della guardia di finanza e la protezione civile. Dopo otto giorni, le operazioni si sono concluse con un buco nell’acqua. Fino a quando, il 25 maggio, nei pressi di un ponticello, non è stata ritrovata per caso una scarpa da montagna con la tomaia bucata che una delle figlie ha riconosciuto appartenere proprio alla madre. In un primo momento, si è pensato a un incidente o a un suicidio. Piste che, dopo pochi giorni, sono state completamente archiviate dagli inquirenti. Accanto a quello dell’orologio gps, dal quale non si separava mai e che, invece, è stato recuperato nell’abitazione, uno dei misteri che più hanno confuso le indagini è stato, sicuramente, quello del telefono, nascosto in cantina, dietro a una cassapanca e, a guardare i tabulati, spento dalla sera precedente alla sparizione.

Chi l’ha visto: il ritrovamento del cadavere di Laura Ziliani e le indagini

L’epilogo delle ricerche, com’è noto, non è stato affatto un lieto fine: dopo tre mesi, domenica 8 agosto, Laura Ziliani è stata ritrovata morta da un padre e un bambino che, insospettiti da uno sgradevole odore mentre passeggiavano assieme al cane, si sono avvicinati al luogo da cui proveniva. La vittima era stata abbandonata in mezzo alla vegetazione, senza vestiti e con la testa completamente rasata (i medici legali hanno escluso categoricamente l’ipotesi del sacrificio a sfondo satanico, parlando di una normale caduta post mortem). Nessuna traccia dei suoi abiti da montagna o da trekking, solo brandelli di quella che sembrava essere una vestaglia o un pigiama. Uno scenario macabro che ha fatto pensare che sia stata uccisa altrove per poi essere trasportata, ormai morta, in quel posto abbandonato. Scartate completamente le ipotesi di violenza sessuale, annegamento e caduta in un burrone, visti i risultati della tac e la totale assenza di fratture o acqua nei polmoni. Attesi, invece, i risultati dei test tossicologici che confermeranno o smentiranno l’ipotesi di recente più considerata, quella dell’avvelenamento. A rendere ancora più torbida la storia, una svolta inaspettata: due delle sue tre figlie, la più grande di 27 anni e la minore di 19, sono state iscritte nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Una sorte condivisa anche col fidanzato della primogenita, un 30enne di Lecco. Il motivo che avrebbe spinto gli inquirenti a procedere sarebbero state le discussioni familiari causate dall’intenzione di trasformare quella casa di Temù in un piccolo alloggio turistico, progetto supportato dalle ragazze ma osteggiato dalla 55enne. È stato proprio questo scenario a spingere a valutare l’eventualità di un movente economico e a partire con gli accertamenti sul patrimonio immobiliare della donna, proprietaria di circa dieci appartamenti. La gente del posto, intanto, continua a nutrire forti dubbi sulla versione fornita alla polizia: Ziliani conosceva bene quei sentieri ed era preparata ai rischi che avrebbe potuto correre. Ecco perché pare improbabile sia partita così, all’arrembaggio, sprovvista di qualsiasi strumento che le avrebbe consentito, in caso di pericolo, di contattare qualcuno per mettersi in salvo.