Non c’erano dubbi, ma adesso è ufficiale: John Lee Ka-chiu è il nuovo leader della Regione amministrativa speciale Hong Kong. L’ex capo della sicurezza, che ha supervisionato la repressione del movimento democratico, era l’unico candidato in gara e godeva della benedizione del governo centrale di Pechino. Subentrando a Carrie Lam, diventa così il sesto “chief executive” della città, dal suo ritorno sotto la sovranità della Cina nel 1997.

John Lee Ka-chiu, eletto da un comitato fedele alla Cina
John Lee Ka-chiu è stato eletto da un comitato di 1.461 membri, che rappresenta lo 0,02 per cento dei 7,4 milioni della popolazione della città, scelti all’interno dell’élite dell’ex colonia britannica e tutti fedeli alla Cina. Così come lo è la quasi totalità dell’assemblea legislativa hongkonghese. Secondo i risultati finali comunicati dalle autorità locali, 1.416 elettori hanno votato per Lee, mentre otto hanno espresso un voto contrario. Il tutto in elezioni blindate, che hanno visto il dispiegamento di 7 mila agenti per evitare disordini.
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John Lee Ka-chiu, la campagna elettorale
Nel corso della campagna elettorale, Lee ha ribadito più volte la necessità di «garantire legge e ordine» a Hong Kong, promettendo di «mantenere un’amministrazione efficiente e onesta», volta alla stabilità dell’ex colonia britannica. Chiaro il riferimento ai moti di protesta del 2019-2020, che hanno innescato una sorta di “controriforma” da parte di Pechino. Il nuovo leader di Hong Kong è una delle undici persone sanzionate dagli Usa per la repressione di questi ultimi anni.

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John Lee Ka-chiu, per i suoi critici è “Pikachu”
Il 64enne John Lee Ka-chiu vanta una carriera tutta costruita all’interno della pubblica sicurezza di Hong Kong, cominciata nel 1977. Ha studiato in Australia, alla Charles Sturt University, dove ha conseguito un master in amministrazione pubblica. A inizio maggio ha rivelato di essere cattolico. L’ex ufficiale di polizia ed ex numero due dell’amministrazione Lam entrerà in carica il primo luglio, 25esimo anniversario del ritorno dell’ex colonia britannica alla Cina. Curiosità: i suoi critici lo chiamano come un Pokémon, ovvero Pikachu, giocando con il suo nome cinese che è Ka-Chiu.