Una storia tra tante, dove tutti cercano di recuperare qualcosa, dopo essere riusciti a salvarlo. Un modo per riconnettersi con ciò che è stato prima di quei tragici momenti. La storia pubblicata da Il Corriere a tratti commuove e restituisce dignità alle cose, oltre che alle persone. Si tratta, nello specifico, dell’intervista a Diego Suzzi che gestisce, a Cesena, da dodici anni, la sua bottega. Dopo le alluvioni di questi ultimi giorni «ha scelto di mettere la sua arte gratuitamente a disposizione dei musicisti che impotenti hanno trovato i loro strumenti immersi nel fango e nella melma».

Diego Suzzi, il liutaio che ripulisce gli strumenti musicali dal fango
Il liutaio risponde alle domande del giornalista del Corriere descrivendo perfettamente il sentimento che lo lega al suo mestiere: «Uno strumento musicale non è un come un altro oggetto. Pianoforti, bassi e chitarre hanno un’anima che si lega alle nostre emozioni e ho sentito di dover fare qualcosa per salvarli. Io sono tra i fortunati, il negozio e la mia casa sono stati risparmiati dalle esondazioni. Dovevo fare un passo in più e ho deciso di mettermi a disposizione senza chiedere nulla in cambio».
Diego Suzzi al Corriere: «E’ un lavoro impegnativo e certosino»
Recuperare e liberare gli strumenti musicali dal fango non è certo facile, come dice lo stesso Suzzi: «Uno strumento musicale non è un semplice oggetto. Può bastare una crepa nella vernice per rovinarne il suono». Il suo pensiero va agli amici e alle persone colpite: «Qui l’acqua ha travolto tutto. Ho pensato subito ai miei amici, molti di loro con gli strumenti e le sale prove si guadagnano anche da vivere. Ma in generale credo che prima vengano le emozioni, quelle che noi musicisti, dato che anche io suono proviamo quando accarezziamo le corde di una chitarra o di un basso, o la tastiera di un pianoforte».