Dalla California alle risaie dell’Indonesia, passando per l’Australia e le pianure dell’Italia settentrionale, quello dei cerchi nel grano è un mistero che non conosce confini. E che, da anni, affascina studiosi di ogni parte del mondo, impegnati a trovare una spiegazione a questi disegni. Il sud-ovest dell’Inghilterra continua a difendere con le unghie e con i denti il primato di capitale di queste strane geometrie, con ritrovamenti (anche recenti) che non smettono di lasciare a bocca aperta residenti e turisti.
L’evoluzione del fenomeno dei cerchi nel grano
Particolarmente concentrate nell’area di Wiltshire, le prime tracce di cerchi nel grano sono databili al 1970. Ma è stato solo alla fine degli Anni 80 che il fenomeno ha conosciuto un exploit senza precedenti, attirando l’attenzione di viaggiatori e scienziati. Era sempre più chiaro che quei disegni non fossero riconducibili al patrimonio artistico del luogo (noto per la tradizione di ornare le distese di orzo, grano e mais con elaborate decorazioni realizzate da artisti su commissione): le trame erano difficili da decrittare (perché diverse fra loro e prive di qualsiasi collegamento) e, per di più, comparivano improvvisamente, generalmente di notte. Dinamiche che non trovavano alcuna spiegazione plausibile e iniziavano a turbare la tranquillità dei contadini del posto. Che, da un giorno all’altro, si sono ritrovati a fare i conti con disegni geometrici come quello apparso vicino al Barbury Castle nel 2008 e classificato da un astrofisico come la rappresentazione grafica delle prime 10 cifre del pi greco. Dopo un picco di casi registrati tra il 1990 e i primi anni 2000, la stagione dei cerchi del grano continua ancora oggi, con una media di 30 rinvenimenti all’anno nel solo Regno Unito tra maggio e settembre, 80 per cento dei quali in Wiltshire. I più nuovi risalgono a una settimana fa: un esagono con spirali a Avebury e una ruota di bolle concentriche a Tidworth Down.
Leggende e miti sull’origine delle geometrie
L’aumento dei ritrovamenti ha alimentato anche la nascita di una vera e propria mitologia. Alcune leggende individuano un collegamento con la teoria delle linee temporanee, allineamenti virtuali carichi di energia spirituale che metterebbero in comunicazione aree sacre. Altre, invece, sostengono che i cerchi non sarebbero altro che opera di un’intelligenza extraterrestre che li adopererebbe come strumento per allertare l’umanità su pericoli urgenti come il cambiamento climatico e la guerra nucleare. A corroborare quest’ipotesi ci ha pensato anche uno degli ultimi casi: apparso nel 2020, ricordava la forma di un virus. Per alcuni, il chiaro segnale dell’avvento della pandemia. C’è poi un’ultima teoria che, invece, attribuirebbe le opere a una mano umana, tesi che spiegherebbe la prevalenza di soggetti tratti dal repertorio matematico.
Alla ricerca di evidenze scientifiche
A occuparsi del costante monitoraggio di queste formazioni c’è un gruppo di appassionati che, ogni giorno, le esamina. Tra questi, Monique Klinkenbergh, fondatrice del Crop Circle Exhibition & Information Centre, nel villaggio di Honeystreet, in Wiltshire. Questo piccolo centro è diventato un hub di ricerca a tutti gli effetti: è qui che, dal 2007, esperti e curiosi si incontrano per confrontarsi e scambiarsi opinioni sulle ultime scoperte. «Nonostante lavorassi nell’arte, non sono mai riuscita a capire come quei disegni riescano ad apparire, dalla notte al giorno, senza che nessuno trovi l’autore», ha spiegato Klinkenbergh alla Bbc. «Man mano che mi sono avvicinata al fenomeno, ne sono rimasta sempre più affascinata. Così, ho deciso di dedicarmi full time allo studio dei cerchi nel grano, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia d’Inghilterra».
Tra scetticismo e business
Non mancano, ovviamente, gli scettici e chi, addirittura, pensa che quelle rappresentazioni non siano altro che una strategia adottata dai locali per alimentare un vero e proprio business. Alla prima categoria appartengono gli scienziati, convinti che i cerchi siano solo tracce del passaggio di cicloni e uragani. Alla seconda, invece, agricoltori come Tim Carson che, da oltre 30 anni, vede i suoi campi riempirsi di cerchi. Come il celebre Pittogramma di Eastfield. «In pochi giorni, ci siamo ritrovati circondati da orde di persone incuriosite che arrivavano appositamente per guardare quei disegni», ha raccontato. «Ne abbiamo approfittato e abbiamo iniziato a vendere il biglietto d’entrata a una sterlina, portachiavi, magliette e gadget vari. Trasformando un appezzamento di terra in una miniera d’oro». Tra voci e teorie discordanti, l’incognita dei cerchi nel grano rimane ancora una questione aperta e senza una soluzione. «Alcuni sono inspiegabili, è vero», ha aggiunto Carson. «E, in molti casi, hanno strutture troppo complesse per poter essere derubricate a lavoro dell’uomo. Ci vorrebbero ore ed ore per realizzarli a mano». Un’opinione condivisa anche da Kathy Rossellini, medium, che riconosce anche in quelli facilmente riconducibili all’uomo un processo creativo sfuggente e sospetto: «Più che in quelli anonimi, il mistero sta proprio in quelli che la maggioranza attribuisce a figure in carne ed ossa. È su quelli che bisogna iniziare a porsi molte più domande».