La sguaiata destra italiana e la differenza tra vincere e convincere

Paolo Landi
05/09/2022

Se Meloni-Salvini-Berlusconi trionferanno, dovranno governare anche i nemici che attaccano di continuo: il mondo Lgbt, le donne che abortiscono, i "deviati" e quei degenerati degli ambientalisti. Ma questa classe politica impresentabile è solo ossessionata dal conquistare il potere.

La sguaiata destra italiana e la differenza tra vincere e convincere

La campagna elettorale è lo specchio di una provincia profonda. Si stenta a credere che l’Italia, settima potenza industriale, esprima politici come quelli del centrodestra. Non si parla solo degli aspetti folkloristici tirati in ballo dai leader della coalizione – i rosari, i presepi, le barzellette, i figlioletti, i video delle donne stuprate – che pure danno il tono, e non è un bel tono, ai comizi nelle piazze fisiche e virtuali di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi. Si parla di un’attitudine che manca ai populisti reazionari: l’istituzionalità, il porsi davanti agli italiani come quelli che, se vincono, dovranno governare tutti, anche quelli che non li votano. Ce la vedete Angela Merkel a inveire contro il movimento Lgbtq “con le vene del collo gonfie” (copyright Meloni)? Ce lo vedete Emmanuel Macron a sproloquiare sui telefonini degli immigrati (lo fa Salvini, ovviamente, nei suoi video)? Nemmeno Viktor Orban farebbe l’occhiolino all’elettorato anziano raccontandogli barzellette sporche come fa Berlusconi.

La sguaiata destra italiana e la differenza tra vincere e convincere
Giorgia Meloni con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. (Getty)

Fette di italiani anti-Meloni reclameranno attenzione da uno Stato moderno verso i loro diritti

Come farà la Meloni a governare anche i gay, anche le donne che hanno abortito, anche gli immigrati integrati, anche i “deviati” che, a dar retta a lei, sarebbero milioni? Che soluzioni immagina per queste fette di italiani che si guardano bene dal votarla ma che esistono, e reclameranno attenzione da uno Stato moderno verso i loro diritti? Con che faccia Salvini si presenterà agli stolti che lo avranno votato per confessare che la tax non sarà per nulla flat, come ormai è assodato da chi ogni giorno lo sbugiarda sui social portando dati, non promesse? Ce li vedete la Merkel, Macron, Joe Biden proclamare, come ha fatto Meloni: «L’ecologia è la quintessenza della causa conservatrice perché è l’esempio di quell’alleanza che difendiamo tra i morti, i vivi e i non ancora nati. Noi parliamo di Terra, Sole, Aria e Acqua»?, come se fosse il manifesto della Hitlerjugend e poi, sempre con le vene del collo gonfie, urlare contro «la cieca ideologia green e dell’ambientalismo nella sua forma degenerata»?

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Pubblicità elettorale di Matteo Salvini sui bus di Roma. (Getty)

In Italia non si riesce a fare politica come nelle democrazie evolute

Se Meloni-Salvini-Berlusconi vincono, dovranno governare anche questi degenerati di ambientalisti: come faranno se danno prova ogni momento di odiarli dal profondo? Bisogna imparare dai veri statisti, che anche in campagna elettorale non perdono il loro aplomb, espongono le loro ragioni in modo pacato e serio e contribuiscono a educare i cittadini a una politica che è il contrario di quella emotiva e sguaiata che il Trio mette in scena ogni giorno. Qualcuno dice: sì, ma loro vincono perché fanno così, perché parlano “alla pancia del Paese“. Può essere, ecco perché si parlava di provincia profonda. La sinistra, fortunatamente, non ce la fa ad abdicare così cinicamente all’uso del cervello per far trionfare gli intestini: si potrà non essere d’accordo con le loro idee, ma già Enrico Letta, Carlo Calenda, Matteo Renzi, Emma Bonino hanno un approccio pragmatico alla politica, si sente che sono stati educati alla pedagogia, provano a spiegare, ad argomentare con i numeri alla mano invece che con il rosario. Si parla cioè del modo di fare politica che vediamo succedere in Germania, in Francia, in America (solo con Donald Trump ci fu una degenerazione “all’italiana”) e, in generale, nelle democrazie evolute. La destra di Meloni-Berlusconi-Salvini non ci riporterebbe solo alla flat tax dei Paesi poveri, della Bosnia, della Bulgaria e della Romania, al nazionalismo decrepito della Russia di Vladimir Putin, ai muri col Messico di Trump: ci riporterebbe nell’abbraccio qualunquista di Beppe Grillo, dal quale credevamo di essere sfuggiti per sempre. Quando si dice che manca in Italia una destra “presentabile” si allude a questo: a una generazione di politici che non ha studiato il galateo di chi si trovi, per merito o per fortuna, a dover governare un Paese intero, ossessionati di vincere, invece che impegnati a convincere. In Italia la coalizione di destra che i sondaggi danno al 47,2 per cento, se prevale, dovrebbe governare il restante di quella di sinistra che non l’ha votata. Non può mica farlo con il manganello e l’olio di ricino, nel 2022.