Più che Povera gente, il primo romanzo di Fëdor Dostoevskij, forse bisognerebbe dire povera gender: restano oscuri i tempi per la comunità gay in Russia, dopo che il 5 dicembre 2022 era stata approvata una legge contro la propaganda Lgbtq+ per «proteggere il Paese dall’oscurità dell’Occidente». Oggi, a tre mesi di distanza, gli effetti sono lampanti soprattutto sulla cultura, che patisce censura e cancellazioni continue. Al bando capolavori classici e contemporanei, tra cui le opere di Virginia Woolf o Haruki Murakami, e serie tivù di successo come Euphoria e The White Lotus. Colpito anche Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino.

In diversi dei casi, editori e streamer sono intervenuti prima di ricevere gli ordini, temendo ripercussioni in quanto promotori di propaganda contraria alle direttive del Cremlino. Mentre a gennaio era stato avviato il primo procedimento penale contro la casa editrice indipendente Popcorn Booksm che ha pubblicato il libro Leto v pionerskom galstuke (Un’estate col fazzoletto da pionieri), scritto da Elena Malisova e Katerina Silvanova e che racconta l’amore omosessuale in un campo estivo ucraino tra giovani pionieri sovietici che si conoscono nel 1986, il 16enne Yuri e il capo squadra e studente universitario Volodya, di 19 anni. Una storia che ovviamente non ha passato la tagliola anti-arcobaleno.
Autocensura e intimidazioni, così la Russia porta avanti la sua campagna
Come riporta il Moscow Times, è raro l’invio di un ordine di rimozione diretto e firmato dal Cremlino. Lo ha confermato Vladimir Kosarevsky, ex capo della Biblioteca Anna Akhmatova di Mosca, che ha invece parlato di chiamate telefoniche intimidatorie o di una sorta di auto-censura. «In questo modo possono incolpare gli stessi bibliotecari e dire che si tratta di una loro iniziativa personale», ha dichiarato. Non mancano però casi più eclatanti, come la macerazione di migliaia di volumi a Khabarovsk, in Siberia, da parte del gruppo nazionalista Union of Fathers, a gennaio. Al bando, oltre ai già citati Woolf e Murakami, anche Stephen Fry, Michael Cunningham, Truman Capote, Jean Genet, Eduard Limonov e Hanya Yanagihara. «È come se i funzionari avessero applicato la legge alla cieca», ha concluso Kosarevsky, parlando di censure apparentemente casuali.

La campagna anti Lgbtq+ della Russia ha colpito anche l’industria televisiva e cinematografica. Non appaiono più nei servizi streaming di Mosca per esempio film come Chiamami col tuo nome di Guadagnino e I segreti di Brokeback Mountain con Heath Ledger e Jake Gyllenhaal. La scure si è abbattuta anche sulle produzioni per il piccolo schermo, soprattutto per quanto riguarda le serie HBO. Amediateka, servizio popolare russo che da anni ha una partnership con l’emittente americana, ha cancellato o modificato scene di programmi internazionali. La serie con Zendaya Euphoria ha perso circa due ore di girato che presentavano scene di amore omosessuale. Il canale Telegram Ostorozhno ha confermato che in The White Lotus il termine gay è stato tradotto con un corrispettivo russo per uomo. Alcuni utenti hanno lamentato simili modifiche anche in Sex and the City.
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Persino il Festival teatrale Arcobaleno ha dovuto cambiare nome
Alexander Khinshtein, uno degli autori della legge bavaglio, ha dichiarato a gennaio che il Roskomnadzor, servizio federale russo addetto al controllo dei media, non aveva ordinato modifiche ai servizi streaming. Perché allora alcune produzioni internazionali presentano oggi tagli o cancellazioni? Per l’avvocatessa Ekaterina Tyagay di Pen & Paper si tratta di un’autocensura preventiva scaturita dalla poca chiarezza nel contenuto della legge. «Nel testo non esiste una definizione di propaganda Lgbtq+», ha detto al Moscow Times. «Anche una menzione passeggera di “relazioni non tradizionali” potrebbe divenire propaganda». È probabile pertanto che i casi diventino ancora più comuni, in attesa che il Cremlino offra maggiori dettagli. Emblematico infine il Festival teatrale Raduga (Arcobaleno, in russo) che, per allontanare fraintendimenti, ha preferito cambiare nome.