I sussurri dei fedeli che spezzano il silenzio. Il rumore degli zoccoli dei cavalli che trainavano le carrozze sul selciato. Il fruscio dei turisti che si affollano nella navata. Ricostruire il suono di una cattedrale come quella di Notre-Dame, è operazione complessa e suggestiva. Lo sa bene l’archeologa francese Mylène Pardoën che, da qualche tempo, è impegnata a ricreare tutto quel che si sentiva all’interno e all’esterno della chiesa parigina dal 1163, anno in cui venne posta la prima pietra, fino all’incendio del 2019.
La missione di Mylène Pardoën: riprodurre l’acustica di Notre-Dame
Originaria di Lione, Pardoën si occupa da oltre dieci anni di studiare e riprodurre l’acustica di monumenti ed edifici storici. Una professione che, di volta in volta, le offre la possibilità di prendere parte a straordinari viaggi nel tempo. «A differenza dei miei colleghi, preferisco raccontare il passato coi suoni, più che con le parole», ha spiegato alla Bbc, «Mi occupo di riportare quel che è successo, non invento nulla». Quello su Notre Dame, oltre ad avere una forte importanza storica, è un progetto che nasconde solide implicazioni pratiche: il fuoco, infatti, non ha causato soltanto grossi danni visibili ma, col crollo del tetto e il disfacimento delle volte, ha fatto sì che si perdesse quasi completamente il riverbero che conferiva solennità all’ambiente. L’obiettivo della studiosa (e del team di ricercatori e ingegneri del suono che la affianca) è recuperarlo per aiutare gli architetti a selezionare materiali e tecniche utili a ristrutturare Notre-Dame e farla tornare a ‘suonare’ esattamente come prima entro la riapertura, prevista per il 16 aprile 2024.
Come si recuperano i rumori di Notre-Dame
Per portare a termine la missione, l’archeologa trascorre parecchio tempo negli archivi. «Passo in rassegna tutte le fonti relative al periodo storico che mi interessa», ha sottolineato. «Dai dipinti alle sculture, passando per la letteratura e i documenti amministrativi, qualsiasi testimonianza che possa aiutarmi a capire quali oggetti popolassero gli ambienti frequentati dalla gente e, dunque, quali rumori venissero percepiti. Nel caso di Notre-Dame, ad esempio, si sa da alcuni storici che, attorno al 1700, l’esterno fosse frequentato da cani e cavalli. Quindi, cosa faccio? Mi metto alla ricerca di quegli animali e mi dedico a repertarne i versi». Un metodo che ha portato con sé anche nelle sue visite al castello di Guédelon, in Borgogna. Dal momento che la cattedrale è inaccessibile a causa delle operazioni di rimozione dell’amianto e dell’asbesto, Pardoën sta adoperando il maniero in ristrutturazione per registrare carpentieri e muratori a lavoro. Figure che ricordano molto gli artigiani impegnati nella costruzione della chiesa in epoca medievale. Un pacchetto di rumori che andrà ad aggiungersi al repertorio acustico già collezionato e un tassello in più per rivivere quelle atmosfere perdute.
Perché bisogna ridare voce a Notre-Dame
Il materiale, raccolto e analizzato attraverso un programma di simulazione informatica, non guiderà soltanto le scelte delle maestranze impegnate nel restyling dell’edificio sacro. Verrà, infatti, usato anche come traccia per dimostrare quanto alcuni suoni meritino di essere considerati patrimonio culturale immateriale della Francia perché legati a competenze, rituali e abilità da salvaguardare. «Ci sono mestieri che vanno protetti e tramandati di generazione in generazione, da maestro ad allievo», ha aggiunto. «Se scompaiono, è difficile recuperarne i gesti. I suoni del passato possono aiutare a tenerli in vita e a capirne ancora meglio il valore nel presente».