Un “non” saltato nelle trascrizioni della Guardia di Finanza, e subito viene in mente Renzi e il caso di Gianpaolo Scafarto, il maggiore dei Carabinieri del Noe accusato di aver falsificato delle intercettazioni (poi si rivelarono dei semplici ma non per questo giustificabili errori di trascrizione) che inguaiarono la famiglia dell’ex premier.
La relazione del 2010 sulla sicurezza del Ponte Morandi
Stavolta nel mirino c’è Giovanni Castellucci, l’ex ad di Autostrade finito sotto inchiesta per il crollo del ponte Morandi. Giovedì 3 giugno alcuni quotidiani che si occupano del relativo processo sono usciti con titoli che sostanzialmente accusavano il manager di essere fin dal 2010 al corrente dei rischi sulla sicurezza del viadotto ma di non aver fatto nulla. Una tesi apparentemente inoppugnabile, basata sui verbali di una seduta del Comitato Completamento Lavori, organismo della governance di Aspi, tenutasi nel 2010 per discutere di un’”Informativa sul viadotto Polcevera”. Come si può vedere dai documenti qui riprodotti, l’errore che ha indotto i giornali a titolare su Castellucci che sapeva si deve a una delle annotazioni finali della Guardia di Finanza agli atti del procedimento, che riportano quanto dichiarato in quella riunione dall’ingegner Gennarino Tozzi chiamato a fare il punto sul Polcevera: «Lo stato di conservazione evidenzia problemi strutturali».

La clamorosa topica della Guardia di Finanza
Ma leggendo il verbale della riunione ci si accorge che la trascrizione fattane dalla Guardia di Finanza tralascia un “non” che dice esattamente l’opposto. Dichiara infatti Tozzi: «Secondo le analisi svolte da Spea (la società incaricata delle manutenzioni, ndr) lo stato di conservazione rilevato al momento non evidenzia problemi strutturali».
Il caso si smonta, con tante scuse di chi lo aveva cavalcato. Non è vero che Castellucci, presente alla riunione, avesse dato indicazione di accelerare sul retrofitting perché a conoscenza della situazione deteriorata in cui versava il ponte. Al contrario l’ex ad di Aspi aveva invitato a considerare se non fosse stato preferibile anticipare un intervento strutturale, invece dei tanti e frammentari programmati per gli anni successivi. Galeotto fu il non, e la Finanza che non lo trascrisse.