Data l’ondata di caldo che sta colpendo l’Italia nelle ultime settimane, l’Inps ha precisato che le imprese possono chiedere all’Istituto di Previdenza il riconoscimento della cassa integrazione per i lavoratori quando il termometro supera i 35 gradi centigradi. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha aggiunto che possono essere considerate idonee anche le temperature percepite.
Cassa integrazione sopra i 35 gradi
Si tratta di una norma già in vigore da tempo e che Inps e Inail ci hanno tenuto a richiamare in un periodo in cui la penisola sta facendo i conti con temperature asfissianti (che hanno anche causato la morte di alcuni lavoratori). In particolare, fa riferimento ad alcune tipologie di mestieri ad alto rischio come i lavori di stesura del manto stradale e l’edilizia (rifacimento facciate e tetti), ma anche “tutte le fasi lavorative che avvengono in luoghi non proteggibili dal sole, o comportino l’utilizzo di materiali che non sopportano il forte calore“.
I dipendenti che operano in questi settori e che si trovano a dover avere a che fare con temperature elevate possono dunque fermarsi (anche temporaneamente nel corso della giornata) e richiedere, tramite la propria impresa, la percezione della cassa integrazione ordinaria. Questa viene riconosciuta anche in tutti i casi in cui il responsabile della sicurezza dell’azienda disponga la sospensione delle lavorazioni in quanto ritiene sussistano rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, “ivi compresi i casi in cui le sospensioni siano dovute a temperature eccessive“.
Nella domanda e nella relazione tecnica da inviare all’Inps, il datore di lavoro dovrà indicare le giornate di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa e specificare il tipo di lavorazione in atto nei suddetti giorni. Non è invece tenuto a produrre dichiarazioni che attestino l’entità della temperatura né a produrre i bollettini meteo.
La soddisfazione dei sindacati
I sindacati si sono detti soddisfatti delle linee guida per prevenire la cosiddetta patologia da stress termico sui luoghi di lavoro. Fillea, il sindacato edile della Cgil, ha in particolare dichiarato che “con questo intervento ci auguriamo venga anche superata la scarsa propensione delle aziende ad utilizzare questo strumento, dovuta in parte anche all’incertezza del riconoscimento dell’ammortizzatore da parte dell’Inps“. Ora che le informazioni a disposizione dei consulenti e delle imprese sono chiare e precise, ha concluso, “non ci sono più scuse per non ricorrervi“.