Il caso della scomparsa della piccola Cleo Smith ha tenuto il mondo sulle spine per più di due settimane e il 2 novembre si è finalmente concluso con un lieto fine. Poco dopo la mezzanotte, infatti, la polizia ha fatto irruzione in una casa chiusa a chiave nei pressi di Carnavon, cittadina a pochi chilometri da Perth, in Australia, ed è proprio lì che ha trovato la bambina di 4 anni, viva e vegeta. Il responsabile del sequestro sarebbe un uomo del posto, senza alcun legame con la famiglia Smith, al momento sotto custodia. A condurre gli inquirenti verso l’abitazione una serie di testimonianze, tra cui quella dei vicini. I teste avevano dichiarato di aver iniziato a nutrire qualche sospetto nei confronti dell’arrestato quando lo avevano visto acquistare pacchi di pannolini in un negozio di Woolworths, pur sapendo non avesse né figli né nipoti a cui badare. Una volta accertata la sua identità, le forze dell’ordine hanno immediatamente riportato Cleo ai suoi genitori.
Tutto quello che c’è da sapere sul caso Cleo Smith
La scomparsa della bambina e l’inizio delle ricerche
Tutto è iniziato più di due settimane fa, il 16 ottobre 2021. Cleo, in campeggio coi genitori a Quobba Blowholes, famosa località turistica lungo la costa australiana, era misteriosamente sparita dalla tenda che condivideva con la famiglia. L’ultima persona che l’aveva vista era la madre, Ellie Smith: la bimba si era svegliata nel cuore della notte per chiederle dell’acqua per poi riaddormentarsi profondamente. Il mattino dopo, di lei, non c’era già più traccia. Una volta messa al corrente della scomparsa, la polizia ha dato il via a massicce operazioni di ricerca che, partendo dalle zone attorno al camping, vagliate con attenzione grazie a elicotteri e droni, si è poi spostata su tutto il territorio nazionale. «Nel momento in cui non siamo riusciti a ritrovarle entro le prime due ore, abbiamo automaticamente pensato fosse stata rapita», ha spiegato Justin Borg, pilota della Coral Coast Helicopter Services. Un’ipotesi suffragata anche dal fatto che la cerniera della tenda fosse stata ritrovata sollevata a metà e il sacco a pelo dove la ragazzina dormiva si fosse smaterializzato nel nulla.
Gli appelli della famiglia Smith e l’intervento delle autorità
A distanza di una settimana dall’accaduto, dopo i continui appelli dei genitori, disperati all’idea di non poter riabbracciare più Cleo, sono subentrate anche le autorità australiane, offrendo una ricompensa di un milione di dollari (pari a circa 643 mila euro) a chiunque avesse fornito informazioni consistenti e attendibili per il suo ritrovamento. Una mossa decisamente accertata: da quel momento in poi, infatti, sono stati raccolti circa 200 report relativi a possibili avvistamenti. Nessuno, tuttavia, ha dirottato gli agenti verso la direzione giusta per recuperare la piccola. Nel frattempo, un team messo in piedi ad hoc si è occupato di visionare ore ed ore di filmati, analizzandone ogni frame nella speranza di recuperare anche solo una traccia utile. E il web ha messo in piedi una campagna di ricerca collaborativa, organizzata attraverso gruppi Facebook, la stampa di oltre 50mila volantini con la foto e l’identikit della bambina, distribuiti e diffusi ovunque, e la solidarietà di un nutrito gruppo di volontari che, tra social e contatti con i media, hanno contribuito a tenere viva l’attenzione sul caso. Anche oltre i confini nazionali.
Le indagini sul rapimento di Cleo Smith
Nel corso delle indagini, la polizia ha più volte ribadito di non avere sospettati su cui puntare e, soprattutto, di aver escluso dalla lista la famiglia di Cleo, completamente estranea alle dinamiche della sparizione. L’investigazione si è mossa su più piste, accumulando una lunga serie di buchi nell’acqua. Inizialmente, alcuni testimoni oculari avevano dichiarato di aver visto una macchina spostarsi dal camping verso Carnavon attorno alle tre di notte, proprio il giorno della scomparsa. Pur tentando di richiamare pubblicamente il conducente o i passeggeri di quel veicolo, i poliziotti non sono mai riusciti a rintracciarli. Successivamente, hanno passato al setaccio tutti i bidoni della spazzatura e perlustrato villette e abitazioni, nel tentativo di trovare qualcosa da cui partire. Oltre a esaminare una grossa mole di tabulati telefonici, video e informazioni raccolte a partire dalle migliaia di chiamate ricevute da quanti avevano intenzione di contribuire. È stato proprio dal confronto tra dati e testimonianze che sono arrivati a individuare la pista che li avrebbe portati alla meta: la direzione della casa dove si trovava Cleo.
The moment Cleo was rescued 👏 pic.twitter.com/arusYi9kCa
— WA Police Force (@WA_Police) November 3, 2021
Il ritrovamento della piccola
«Cercavamo un ago in un pagliaio e siamo riusciti a trovarlo», ha spiegato il commissario Col Blanch ai microfoni di 6PR Radio. Una volta sfondata la porta, gli agenti sono entrati nell’abitazione e hanno trovato la ragazzina da sola, in una delle stanze. «Quando, alla domanda del sergente Cameron Blaine, ha risposto ‘Mi chiamo Cleo’ non credo ci fosse un solo occhio asciutto», ha aggiunto, «Ho visto detective con anni e anni di esperienza sulle spalle commuoversi. Io stesso sono rimasto senza parole, è stato davvero un momento emozionante. Speravamo nella buona riuscita delle operazioni e ce l’abbiamo fatta». Su Instagram, Ellie Smith ha ringraziato tutte le persone che le sono state accanto e che l’hanno aiutata, postando una foto con una didascalia breve ma significativa: «La nostra famiglia è di nuovo al completo». Felice ed entusiasta anche la reazione del primo ministro dell’Australia Occidentale Mark McGowan che, su Twitter, ha ritwittato una foto di Cleo, portata in ospedale per i controlli di routine, mentre sgranocchia felice e sorridente un gelato. «È stata una notizia stupenda per tutto il Paese e soprattutto per chi ha davvero messo anima e corpo in queste ricerche», ha sottolineato. Dello stesso parere anche il premier australiano Scott Morrison, che ha tenuto a ribadire quanto prezioso sia stato lo sforzo di quanti non hanno mollato davanti alle difficoltà e hanno portato la minorenne a casa, sana e salva. Per il momento, l’unico sospettato rimane un 36enne del posto, sconosciuto tanto alla madre quanto al patrigno della bambina. Fermato dalla polizia, nelle prossime ore verrà interrogato per verificarne la versione e provare a capire meglio dettagli e retroscena della vicenda.
— Mark McGowan (@MarkMcGowanMP) November 3, 2021