Con 343 sì e 216 voti contrari, la direttiva sulle case green passa all’Europarlamento e ora dovrà essere discussa e negoziata dal trilogo, cioè le discussioni tra lo stesso parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio. Ci potrebbero essere, quindi, ulteriori modifiche ma intanto la norma c’è e punta a portare i Paesi dell’Unione Europea alla neutralità climatica migliorando le prestazioni energetiche, entro il 2050. La direttiva prevede che sulla scala da A a G, tutti gli edifici residenziali europei raggiungano il livello E entro il 2030 e il livello D entro il 2033. Un obiettivo ambizioso che Ciaran Ciuffe, relatore dei Verdi, definisce «equilibrato, realistico e flessibile».
Ciuffe: «Parlamento ambizioso»
«Il Parlamento ha dimostrato di essere ambizioso, speriamo che quest’ambizione non si infranga negli scogli del dialogo istituzionale», ha dichiarato Ciuffe, riferendosi ai no provenienti da alcuni Paesi europei, Italia su tutti. Il relatore dei Verdi ha spiegato che i finanziamenti ai vari Stati arriveranno da fondi strutturali e diverse risorse Ue e che anche la Bei si attrezzerà in tal senso, purché ogni Stato punti a una equilibrata ristrutturazione edilizia. Ampi gli esoneri, che possono raggiungere al massimo il 22 per cento degli edifici di un singolo Paese e comprendono case piccole, case vacanze ed edifici religiosi.

Il ministro Pichetto Fratin: «Direttiva insoddisfacente per l’Italia»
Ma l’Italia non ci sta e si oppone, così come altri due quinti di Parlamento. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, spiega che si tratta di una direttiva «insoddisfacente per l’Italia». E prosegue: «Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale». Spiega che non sono in discussione «gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come “bene rifugio” delle famiglie italiane».

Il gruppo Ecr vota contro la direttiva
Si è schiarato contro la direttiva il gruppo Ecr. In una nota, il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, il capodelegazione di FdI-Ecr Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI- Ecr Pietro Fiocchi scrivono: «L’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini. Il testo approvato oggi detta tempi irragionevoli, non tiene conto delle differenze tra i vari stati membri e non fa chiarezza sugli stanziamenti previsti per sostenere questo percorso. In queste condizioni, si prospetta una vera e propria “patrimoniale mascherata” ai danni dei cittadini che dovrebbero farsi carico di esborsi ingenti per ottemperare agli obblighi della direttiva. Il tutto ulteriormente peggiorato dal probabile aumento dei costi del materiale edilizio. Questo aggravio sarebbe ancora più pesante nel caso dell’Italia, che ha un patrimonio immobiliare dal grande valore storico e culturale. Per non parlare delle conseguenze come i rischi per il sistema bancario e il deturpamento di luoghi attrattivi dal punto di vista turistico».
Favorevoli Pd, Verdi e M5s
Fanno da contraltare Pd, Movimento 5 Stelle e Verdi. L’eurodeputata dem Patrizia Toia dichiara: «Sull’efficienza degli edifici è meglio ottenere finanziamenti e deroghe, come abbiamo fatto noi eurodeputati Pd, che sbandierare la propria opposizione, come fa la destra, per poi subire le normative europee senza poterle modificare. Noi abbiamo preferito lavorare seriamente per migliorare i testi e ancora una volta abbiamo saputo farlo su un provvedimento complesso come quello della ristrutturazione degli edifici, che resta indispensabile per risparmiare energia, pagare meno le bollette e per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni sottoscritti anche dalla maggioranza di governo italiana. I partiti di governo si limitano a dire “no” e vengono sconfitti».