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I veri motivi della chiusura di Cartabianca

La vicenda Orsini è il casus belli. Ma già da tempo il programma di Berlinguer era fonte di irritazione per Palazzo Chigi e una parte della sua maggioranza, Pd e Italia Viva in testa. Così i vertici Rai, salvo improbabili ravvedimenti della conduttrice, hanno deciso per la chiusura.

9 Maggio 2022 13:549 Maggio 2022 15:24 Marco Zini
perché ha chiuso cartabianca il programma della Berlinguer

Come in un giallo di Agatha Christie, anche il caso della chiusura di Cartabianca, controverso talk show del martedì su Rai Tre, ha i suoi assassini nascosti nel retro del palcoscenico di viale Mazzini, quartier generale della tivù di Stato. Il programma di Bianca Berlinguer, infatti, avrebbe dovuto fermarsi alla fine di giugno per poi riprendere come ogni anno il 6 settembre, come si può evincere dall’ultimo listino pubblicitario della tv pubblica, aggiornato allo scorso 27 aprile. È stato quindi un blitz consumato negli ultimi giorni, e che nessuno nella redazione che lavora al programma si aspettava. Soprattutto dopo i buoni ascolti dell’ultimo mese, dove si sono toccati picchi del 7 per cento di share, ovvero 1 milione e 300 mila persone a seguire il programma, col risultato di superare più volte il diretto concorrente Di Martedì, il programma di Giovanni Floris su La7.

perché ha chiuso cartabianca il programma della Berlinguer
Bianca Berlinguer e Alessandro Orsini (da Fb).

L’accusa di fare da megafono alla propaganda russa

Eppure tutto questo non è bastato. Certo, nelle ultime settimane dove come tutti i talk di attualità anche Cartabianca si è focalizzato sulla guerra in Ucraina, sono piovute critiche sullo spazio dato a rappresentanti russi e accuse al programma di essere una sorta di prolungamento della comunicazione del Cremlino. L’hanno soprannominato Tele Putin (epiteto che riecheggia il Tele Kabul con cui veniva definito il tg della terza rete quando a dirigerlo c’era Sandro Curzi) anche per via della presenza ormai fissa del professore filorusso Alessandro Orsini. Ma è davvero l’accademico della Luiss il problema? Difficile crederlo, visto che il professore spopola anche su altre tivù, in primis La 7, e che l’accusa di fare da megafono alla propaganda di Mosca non riguarda certo solo il talk di Berlinguer. I dubbi montano, tanto che all’interno della Rai e in alcuni giornali, su tutti Il Fatto quotidiano, comincia a farsi strada il sospetto che Orsini sia stato usato come casus belli da parte di chi, nemici interni e esterni all’azienda, e una parte del mondo politico, mal sopporti la presenza di Cartabianca nel palinsesto Rai. Del resto Carlo Fuortes, che a luglio dello scorso anno Palazzo Chigi ha fortemente voluto al vertice dell’azienda, in questi mesi non si era mai lamentato apertamente con Berlinguer.

i motivi della chiusura del programma Cartabianca di Bianca Berlinguer
Bianca Berlinguer con Mauro Corona (da Fb).

Il precedente di Mauro Corona e il casus belli Orsini

Anche se certo non ha giocato a suo favore il fatto che la conduttrice si senta padrona del programma, e pensi di non dover rendere conto a nessuno, non solo all’amministratore delegato ma nemmeno al direttore di rete Franco Di Mare, con cui aveva già avuto un aspro scontro su uno degli ospiti fissi del programma, lo scrittore montanaro Mauro Corona. Adesso è arrivato come un ciclone il caso Orsini, prima con la messa nel mirino del contratto (bloccato) che assoldava il professore come ospite fisso, poi per le sue opinioni abrasive su Mario Draghi e la posizione degli americani rispetto alla guerra.

L’irritazione di Palazzo Chigi e i mal di pancia di Pd e Italia Viva

Il sospetto di cui sopra fa riferimento a una battaglia politica nel vecchio stile della prima repubblica. A combatterla sono stati i governisti Italia Viva e il Partito democratico, sempre più insofferenti verso un programma dove spesso viene dato spazio agli esponenti del Movimento 5 stelle. Ci stiamo avvicinando alle prossime elezioni amministrative del 12 giugno. E il centrosinistra ha bisogno di vincere o almeno di mantenere la leadership in diversi comuni. Secondo i fautori dell’intervento a gamba tesa della politica, che della Rai è il vero editore, Berlinguer era diventata scomoda e bisognava agire subito. Così Fuortes nei giorni scorsi aveva tenuto a ribadire davanti alla Commissione di vigilanza che i talk «non sono la forma ideale per l’approfondimento giornalistico». E che insomma la Rai non può comportarsi come una tv commerciale. Ma le parole sono apparse strane per un’azienda che pesa sul nostro debito pubblico e che pesca soldi nelle tasche degli italiani. «L’idea di giornalisti, operatori, scienziati, intellettuali chiamati a improvvisare su qualsiasi tema non penso possa fare un buon servizio pubblico», ha detto l’ad annunciando “discontinuità” già dai prossimi palinsesti.

Il Tribunale civile di Roma ha condannato la Rai: aveva tagliato i tg regionali notturni senza consultare i sindacati
L’ad della Rai Carlo Fuortes.

Il cambio di linea sui talk show e i precedenti di Giletti e Porro

Ci si chiede dunque se il neo acquisto Marco Damilano, chiamato per una striscia serale di 200 puntate a partire dal prossimo autunno, affronterà un solo tema, di cui è esperto, o anche lui si cimenterà in argomenti variegati come fanno i vituperati opinionisti? Lo share dietro cui molti anchorman si trincerano, «non può essere l’unico criterio di valutazione di un programma», ha ribadito l’amministratore delegato. Un ribaltamento, come se la Rai, oltre che di canone, non vivesse di introiti pubblicitari la cui entità è modulata proprio sugli indici di ascolto. Intanto nei corridoi di viale Mazzini si evoca il ripetersi di una storia già vista in passato, ricordando come la concorrenza abbia più volte beneficiato delle “epurazioni” dei conduttori Rai. Massimo Giletti con l’Arena e Nicola Porro con Virus-Il contagio delle idee, ad esempio, sono diventati punti di riferimento rispettivamente a La7 e Rete4 dopo che Viale Mazzini aveva cancellato i loro programmi. La vicenda che ha per protagonista la combattiva Bianca ripeterà lo stesso copione?

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