I composti PFAS, acronimo che sta per sostanze perfluoro alchiliche, vengono utilizzati fin dagli Anni Cinquanta per rendere resistenti all’acqua, alle macchie e al calore i più svariati prodotti, dai tessuti alla carta, fino ai rivestimenti per contenitori di alimenti, pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. Usati anche per la produzione di prodotti di bellezza, I PFAS sono stati collegati all’insorgere di tumori, malformazioni fetali, malattie renali e del fegato, varie patologie autoimmuni. Secondo lo studio “Per- and Polyfluoroalkyl Substances in Toilet Paper and the Impact on Wastewater Systems”, condotto dall’Università della Florida, i PFAS verrebbero utilizzati per la produzione di carta igienica in tutto il mondo, rendendola altamente dannosa per l’ambiente e, dunque, per l’uomo.

Lo studio su rotoli provenienti da ogni parte del mondo
Nello studio, pubblicato su Environmental Science & Technology Letters (rivista dell’American Chemical Society), sono stati analizzati 21 marchi di carta igienica, provenienti da ogni angolo del globo: oltre a Nord America, anche Europa occidentale, Africa, America centrale e meridionale. Ebbene, quantità significative di PFAS sono state individuate in tutti i rotoli, senza cambiamenti significativi tra i marchi che utilizzano carta riciclata e quelli che invece non lo fanno. «La carta igienica dovrebbe essere considerata una fonte potenzialmente importante di PFAS che entra nei sistemi di trattamento delle acque reflue», evidenziano gli autori dello studio. Una volta “superato” il trattamento, le sostanze chimiche presenti nelle acque reflue vengono sparse su terreni coltivati oppure gettate direttamente in mari e fiumi, con tutti i danni che ne possono conseguire.

Pulirsi con la carta igienica può essere rischioso?
I livelli di PFAS rilevati sono bassi: ciò suggerisce che le sostanze chimiche vengano utilizzate nel processo di produzione per evitare che la pasta di carta si attacchi ai macchinari, ha affermato Jake Thompson, uno dei ricercatori che ha condotto lo studio. Ma anche pulirsi con la carta igienica può essere rischioso? I PFAS, precisa la ricerca, possono essere assorbiti per contatto dermico, ma non esiste alcuna evidenza che ciò possa accadere durante il processo di pulizia delle parti intime. Tuttavia «vale sicuramente la pena di indagare», ha affermato David Andrews dell’Environmental Working Group, organizzazione no-profit per la salute pubblica che monitora l’inquinamento da PFAS. «Non ho fretta di cambiare la mia carta igienica e non sto dicendo che le persone dovrebbero smettere di usare o ridurre la quantità di carta igienica», ha detto Thompson. «Il problema è che stiamo identificando un’altra fonte di PFAS: ciò evidenzia che le sostanze chimiche sono onnipresenti».
Ogni statunitense utilizza in media 25 chili di carta igienica all’anno
Contattato dall’emittente WSVN la American Forest & Paper Association (associazione di categoria nazionale dell’industria della carta e dei prodotti in legno) ha smentito l’utilizzo di PFAS, almeno intenzionale. «Le aziende potrebbero non essere consapevoli della presenza delle sostanze chimiche, perché potrebbero provenire dagli strumenti che utilizzano». Dunque la colpa potrebbe essere dei produttori dei macchinari. Secondo una ricerca del 2018, l’americano medio utilizza all’anno 25 chilogrammi di carta igienica, che costituisce da sola il 72 per cento del materiale solido scaricato: non sorprende, dunque, che possa contribuire in modo significativo alla presenza di PFAS nelle acque reflue.