Tempesta perfetta, ormai la chiamano così. Gli imprenditori e i lavoratori del manifatturiero bresciano sono pragmatici, allergici alle iperboli, ma questa volta sono davvero preoccupati: la crisi energetica annuncia un autunno caldo, o meglio freddissimo. «Siamo in larga parte inseriti in catene più complesse», dice a Tag43 un manager del settore siderurgico. «E dunque su di noi si scaricano tensioni e problemi strutturali legati a inflazione e caro energia». «A differenza del recente passato», è il ragionamento, «ora le imprese si stanno avventurando in un territorio ignoto. Non si tratta di uno choc simmetrico», come accaduto ai tempi del Covid-19 che, in fin dei conti, è stata una sfida nazionale. Oggi «i distretti industriali del Nord rischiano un danno in proporzione più grave e Brescia, che vive di industria, può essere travolta», assieme alla vicina Bergamo.

Brescia, industria in sofferenza
La storia di Brescia è emblematica per capire quanto complesso sarà l’autunno in arrivo. L’industria italiana, nelle sue roccaforti del Nord, ha retto contro la buriana della crisi globale del 2007-2008 e, seppur sofferente, è rimasta in piedi dopo la grande recessione e la crisi dei debiti. La pandemia, esplosa proprio nel cuore produttivo della Lombardia tra Bergamo e Brescia, è stata riassorbita con un importante rimbalzo, trainato dall’export nel 2021. Ma ora è diverso. L’industria della componentistica auto, il metallurgico, la siderurgia e la meccanica si stanno rendendo conto che con la crisi dell’energia il mondo sta cambiando velocemente. Con quasi 105 mila addetti attivi, l’industria bresciana è seconda dopo quella di Torino per intensità ed è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (17 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila addetti). È al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila addetti) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco meno di 9 mila addetti). Con quasi 6 mila addetti Brescia si posiziona al secondo posto in Italia, dietro Taranto, nella classifica delle città con maggiore occupazione nella siderurgia, con fatturati del 2022 superiori ai 7 miliardi di euro. Brescia è inoltre la provincia italiana che esporta più acciaio. Nel 2021 l’export valeva 2,38 miliardi di euro, in aumento del 67,6 per cento rispetto al 2020. Parliamo di settori sicuramente decisivi per l’industria della provincia ma il cui business è estremamente energivoro. E dunque da mesi sotto stress per le incertezze di un sistema che naviga a vista.
Pause estive prolungate e ricorso alla cassa integrazione
Molte aziende di punta del Bresciano – Ferrosider, Asonext, Acciaierie Venete – hanno riaperto gli stabilimenti allungando di 7-10 giorni la pausa estiva; riparte anche Alfa Acciai, il cui gruppo però ha pagato il prezzo della crisi chiudendo per tre settimane aggiuntive il polo siculo vicino a Catania. Nel distretto della Val Trompia le aziende invece hanno ripreso ma con prudenza e senza certezze. Già a marzo 2022 Ori Martin, Feralpi, Duferco Travi e Profilati avevano dovuto sperimentare turni di sospensione dei lavori o addirittura giorni di chiusura per l’impennata dei prezzi. La stessa Feralpi, tra i maggiori produttori d’acciaio europei, che fattura 1,32 miliardi di euro e nel 2021 ha portato la sua forza lavoro a 1.700 dipendenti, ha chiesto per lo stabilimento di Lonato 13 settimane di cassa fino al 30 novembre. A breve seguiranno la Ori Martin, colosso da 479 milioni di euro di fatturato dell’acciaio e 430 dipendenti che alimenta anche il termovalorizzatore bresciano, che a partirà con la cassa integrazione a rotazione, e le fonderie Montini di Travagliato. Le fonderie di Torbole, piccolo paese alla periferia meridionale della città, e le Cartiere di Toscolano, sul lago di Garda, rischiano di essere le prossime. «Queste aziende, lungimiranti, hanno preventivamente aperto gli ammortizzatori per affrontare il periodo difficile che ci aspetta e che per alcuni è già iniziato», commenta Antonio Ghirardi, segretario Fiom di Brescia. «Vi potranno fare ricorso all’occorrenza, in considerazione del temuto autunno caldo».

Costi in bolletta per oltre 3 miliardi, il triplo del 2021
Chiaramente con queste problematiche strutturali è difficile prevedere con esattezza l’impatto sui fatturati: nessuno avanza previsioni sulla misura dei danni che un blocco delle produzioni e dell’export potrebbe causare. La certezza è una sola: un fardello pesantissimo sarà quello delle bollette. Un tema su cui le associazioni di categoria degli imprenditori e i sindacati da tempo ponevano l’attenzione. In molti report si evidenziava già nella seconda metà del 2020 e durante tutto il 2021 una tendenza vistosamente al rialzo di costi e prezzi del settore manifatturiero, legata tanto all’energia quanto alle dinamiche del mercato post-Covid. Per il Centro studi di Confindustria Brescia, l’aumento del costo dell’energia porterebbe quest’anno per le aziende bresciane la bolletta a oltre 3 miliardi di euro (previsione realizzata a luglio 2022 e destinata a essere ritoccata verso l’alto): il triplo rispetto al 2021 e cinque volte di più rispetto al 2019. Mentre una indagine di Confapi-Apindustria Brescia realizzata su un centinaio di aziende evidenzia rincari del 70 per cento per le materie prime, del 58 per cento delle materie di consumo, e del 47 per cento dei semilavorati nei primi sei mesi del 2022. I tempi di consegna invece aumenteranno rispettivamente del 51, del 26 e del 24 per cento. Il peso crescente della componente energia sui costi spinge verso fermi produttivi un terzo delle industrie consultate da Confapi, delle quali più della metà (55 per cento) appartengono al settore metalmeccanico. Parliamo di realtà che da giugno a oggi rilevano un peggioramento nei prezzi dei materiali con previsioni molto negative per i prossimi mesi. Le aziende che prevedono fermi dipendono in larga parte totalmente dal sistema nazionale per la fornitura di energia elettrica (82 per cento); il restante 18 per cento dipende in media per il 70 per cento dalla rete nazionale e per il restante il 30 per cento si alimenta con energia autoprodotta.