In alcuni distributori automatici di Yokohama, in Giappone, è possibile trovare la kujira, la carne di balena. È l’ultima trovata della Kyodo Senpaku, azienda nipponica leader del settore, per aumentarne il consumo. Per un modico prezzo è così possibile acquistare sashimi, ma anche bistecche e bacon con la carne dei cetacei. Dal 1960 a oggi, infatti, l’interesse per questa specialità è drasticamente calato, nonostante nel 2019 il Giappone abbia ripreso le attività di caccia vietate nel 1986 dall’IWC (International Whaling Commission). L’iniziativa ha diviso i giapponesi e infiammato gli ambientalisti.

Giappone, prodotti e prezzo della carne di balena nei distributori automatici
I nuovi distributori automatici della Kyodo Senpaku si trovano nell’esclusivo quartiere di Motomachi, accanto a boutique di alta moda e pasticcerie artigianali. A lanciarli è stato Hideki Totoro, presidente dell’azienda, con indosso un cappellino a forma di balena. «Molte persone vogliono mangiare questa carne », ha detto a Reuters. «Ma non possono perché molti grandi supermercati, temendo i gruppi ambientalisti, non l’hanno». I prezzi vanno dai mille yen (circa 8 dollari) per i prodotti più economici ai 3 mila (circa 23 dollari) per quelli più costosi. Il nuovo punto vendita senza personale è parte inoltre di un programma molto più vasto. Arriva infatti dopo altri due nel centro di Tokyo e precederà di un mese l’apertura di un quarto nella città di Osaka. L’azienda è convinta di arrivare a 100 nell’intero Giappone entro il 2028, riavvicinando la gente a un prodotto che da anni vive un forte declino.
Whaling company Kyodo Senpaku hopes that by providing vending machines offering whale sashimi, whale steak and whale bacon they will help revive sales of a food long in decline and shunned by many supermarkets https://t.co/jeMo5vCbXz pic.twitter.com/AojXXX9AB9
— Reuters (@Reuters) January 24, 2023
Secondo la Cnn, nel 2021 il consumo di carne di balena in Giappone non ha superato le mille tonnellate. Un dato nettamente inferiore alle circa 233 mila tonnellate del 1962, quando invece toccò il record. Oggi si preferiscono infatti di gran lunga pollo (2,6 milioni di tonnellate l’anno) e manzo (1,27 milioni di tonnellate). Tutto iniziò nel 1986, quando la Commissione internazionale per la caccia alle balene (IWC) ne vietò la pratica poiché le specie erano ormai prossime all’estinzione. Il Giappone ha però proseguito le attività per soli scopi di ricerca fino al 2019, quando ha potuto riprendere anche il commercio. Nel frattempo però la gente ha perso l’abitudine di consumare la carne di questo cetaceo, tanto che oggi non si può più parlare di pietanza culturale. Totoro, come riporta il Guardian, è invece convinto che il mercato consenta oggi enormi margini di crescita.
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Entusiasmo e polemiche, la risposta di popolazione e ambientalisti
L’entusiasmo di Totoro trova riscontro in una fetta della popolazione del Giappone. «Mio padre ha mangiato la carne di balena fritta con un pizzico di nostalgia», ha detto al quotidiano britannico una donna di Tokyo. «Mio figlio va invece matto per la bistecca con salsa di soia». Testimonianze in linea con i risultati raccolti dalla Kyodo Senpaku, che ha parlato di vendite già oltre le più rosee aspettative. Eppure in tanti non intendono mangiare la kujira. Se i nipponici hanno risposto in maniera discordante, univoca è invece la voce di condanna degli ambientalisti. Diversi gruppi in difesa delle balene hanno parlato di un «marketing agghiacciante» e di «un’industria crudele».
