Carlotta Rossignoli, se per avere successo dobbiamo rinunciare anche al sonno

Lia Celi
05/11/2022

Dormire è tempo perso, sostiene l'influencer prodigio Carlotta Rossignoli. Una super efficienza che, al netto delle ombre sulla sua vicenda, non solo avvilisce una gioventù già avvilita ma ripropone sempre lo stesso mantra: per essere brava una donna deve imparare a soffrire.

Carlotta Rossignoli, se per avere successo dobbiamo rinunciare anche al sonno

Più che una studentessa modello, un esperimento sociale: a qualche giorno dall’intervista che ha gettato nel panico tutti e soprattutto tutte quelle che dormono meno di quattro ore per notte, la figura di Carlotta Rossignoli comincia a perdere i suoi aspetti reali e acquista il profilo inquietante di una cospirazione contro il nostro ego, la nostra autostima e soprattutto i nostri zebedei. Come si ricorderà, Rossignoli, neo-laureata in Medicina a 23 anni all’università Vita-Salute San Raffaele, oltre che modella e influencer, aveva descritto a Verona Sera la sua personale ricetta per il successo, a suo dire un cocktail di concentrazione, supporto familiare e sapiente impiego dell’insonnia: «Mi aiuta il fatto di dormire poco: per me il sonno è tempo perso». Rimbalzata sul sito del Corriere, l’intervista è stata un sasso lanciato nella piccionaia dei social, uno dei posti dove la gente perde più volentieri preziose ore di sonno, maturando il nervoso che incentiva a perderne ancora di più sui social.

Carlotta Rossignoli, se per avere successo dobbiamo rinunciare anche al sonno
Carlotta Rossignoli con Sergio Mattarella (da Fb).

L’influencer prodigio è un cattivo esempio per una gioventù già abbastanza complessata e avvilita

Contro la neo-laureata si è immediatamente formata una vasta coalizione che andava dai fuoricorso a vita agli esperti di disagio giovanile, con in mezzo anche tanta gente normale, frastornata dalle icone superdonnistiche emerse in questo scorcio d’autunno: da una parte Giorgia Meloni, l’infaticabile valchiria della Garbatella che sotto il tallone di una Oxford chunky tiene Salvini e sotto l’altro la political correctness, dall’altra Carlotta Rossignoli, la turbo-secchiona multitasking Alfiere del Lavoro taglia 36 che non dorme mai e ha già preso tutti i pesci quando noi ancora siamo seduti sul letto con l’occhio a fessura a cercare coi piedi le pantofole. Essendo sconsigliabile infamare la premier, che se le salta la mosca al naso ti viene a crocchiare a casa, ci si scaglia contro la secchiona Duracell, accusata di essere un cattivo esempio e di abbacchiare ancora di più con la sua esibita perfezione, super efficienza e astinenza dal sonno, una gioventù già abbastanza complessata, avvilita e malriposata. Ovviamente le più impermalite sono le donne, che già soffrono di disturbi del sonno due volte più degli uomini. E forse uno dei motivi dell’insonnia è proprio l’ansia da competizione con i modelli inarrivabili che i media propongono al loro due volte più che ai maschi, che pure ne avrebbero tanto bisogno.

Per riuscire nella vita devi soffrire, soprattutto se sei femmina

Bisogna dire però che le donne ci cascano sempre, sempre. C’è solo una cosa che invidiamo alle altre più della bellezza, della magrezza e del successo nella carriera: la capacità di farsi del male pur di ottenerli. O forse la capacità di soffrire tout court, qualità morale che si chiede alle femmine fin da piccole. E magnificata attraverso una vasta e tossicissima letteratura, dalle agiografie delle sante vergini e martiri che ne subivano di tutti i colori per meritare il Paradiso alle stramaledette favole tipo Cenerentola o la Sirenetta e alle loro varie declinazioni in chiave moderna. Per essere “brava” devi saper rinunciare, soffrire, sacrificarti, privarti anche del cibo e del sonno, sorridere anche quando ti fa male tutto, dentro e fuori. Ultimo ma non meno nauseabondo sottoprodotto di questo mito sono gli abusi contro le piccole atlete della ginnastica ritmica, vessate, affamate e umiliate dagli istruttori più dei ginnasti maschi e in età molto più tenera, col miraggio dell’aureola della campionessa e dell’ascensione a un podio. Ordinaria amministrazione anche in molte scuole di danza, dove le piccole vengono pesate pubblicamente e sgridate o derise per un pancino non piatto o una coscetta non secca, e finiscono per soffrire di disturbi alimentari quando ancora non sanno con quante esse si scrive anoressia.

Carlotta Rossignoli, se per avere successo dobbiamo rinunciare anche al sonno
Carlotta Rossignoli (da Fb).

Il mistero per cui una 23enne privilegiata viene coccolata dai media

Per fortuna c’è chi non si accontenta di sfogarsi sui social ma cerca di scavare un pochino dietro il fenomeno Rossignoli e sottolineare tutte le falle del suo mirabolante storytelling. Come Selvaggia Lucarelli, che su Domani ha evidenziato come la «modella e medico a 23 anni» abbia studiato solo in licei e università private, abbia uno stile di vita ben superiore a quello consentito da una famiglia monoreddito con padre bancario e faccia vacanze mega-galattiche in giro per il mondo (il che fa pensare che dorma poco solo per problemi di jet-lag). Per misteriose ragioni, viene coccolata dai media fin dal liceo (ai suoi voti era già Repubblica aveva dedicato un peana nel 2017). Per ancor più insondabili ragioni, unica fra i suoi compagni di università, Carlotta avrebbe sostenuto i suoi fotonici esami a porte chiuse e ottenuto la possibilità di laurearsi in cinque anni anziché sei (risparmiando tempo e parecchio denaro), tanto che gli altri studenti avevano scritto tempo fa una lettera di protesta alla preside della facoltà. Considerato che Rossignoli è, fra le altre cose, la cover-girl dell’ateneo Vita-Salute, e che Milano è tappezzata di manifesti pubblicitari con la sua foto, viene da pensare un po’ male, specie se sei uno studente meno privilegiato di lei e per studiare alla Vita-Salute non hai più una vita e rischi di perdere la salute. Tanto per fare un confronto, un’altra ragazza-prodigio, Federica Vitale, balzata agli onori della cronaca nel 2015 perché maturata allo Scientifico con tutti 10, Alfiere del Lavoro e poi iscritta a Medicina alla Cattolica di Milano, si è laureata in sei anni e oggi sta facendo il primo anno di specializzazione: la normale tabella di marcia di una studentessa in gamba. Forse perché non fa né la modella né l’influencer, ma dorme a sufficienza. Ora, da chi delle due dottoresse vi fareste curare?