È morto, all’età di 98 anni, l’imprenditore Carlo Vichi, fondatore della mitologica Mivar, di Abiategrasso, in provincia di Milano. Si tratta di una storica produttrice di apparecchi televisivi a tubo catodico che ha saputo conquistare il mercato italiano fino alla fine degli anni ‘90, quando la concorrenza asiatica e le nuove risoluzioni fecero rapidamente tracollare il business.
Gli inizi di Mivar
Il marchio Mivar venne fondato da Vichi nel 1945 come acronimo di Milano Vichi Apparecchi Radio. Fece la sua fortuna tra gli anni ‘60 e ‘70 quando la televisione, da prodotto di nicchia che era, entrò in modo potente nelle case degli italiani. Si trattava di apparecchi dal costo abbastanza contenuto e con la tecnologia del tubo catodico. Negli anni più rosei la Mivar di Vichi arrivò a dare lavoro a 900 persone, diventando il primo produttore italiano di televisioni con 5.000 apparecchi prodotti ogni giorno dall’impianto di Abbiategrasso.
La parabola discendente
La fine dell’idillio è incominciata verso la fine degli Novanta, prima con la concorrenza sempre più pressante dei produttori asiatici a basso costo e poi con la fine del tubo catodico a favore degli schermi lcd e led. La chiusura definitiva dell’enorme fabbrica abbiatense risale al 2014, anno in cui l’imprenditore, in extremis, aveva offerto gratuitamente l’affitto dello stabilimento, da poco ampliato e mai usato, a chi si fosse impegnato ad assumere 1.200 lavoratori italiani, tanti quanti ne poteva contenere.
Qualche ombra di troppo
Vichi era noto anche per le sue simpatie per il fascismo e il regime fondato da Benito Mussolini, oltre che per la sua avversione verso le organizzazioni sindacali. Una volta conclusa la sua esperienza di imprenditore nel mondo dell’elettronica aveva tentato la riconversione in quello dell’arredamento.