«E a reputazione come stiamo messi? Sentiamo chi è disposto a mettere una mano sul fuoco». Detto fatto. A viale Mazzini, con Carlo Fuortes al comando, è stato redatto un bel testo per capire chi può lavorare al progetto. Ecco così il via libera al servizio di monitoraggio della corporate reputation Rai e della qualità della sua offerta. Di che si tratta? Del tradizionale metodo di rilevazione che serve a «raccogliere indicazioni sulle valutazioni dei cittadini in merito al modo in cui l’Azienda svolge la sua funzione di servizio pubblico», quindi «conoscere in profondità quali siano i fattori che incidono maggiormente sulla formazione della reputazione aziendale», e individuare quali esigenze vadano prioritariamente soddisfatte rispetto a tutti gli aspetti che caratterizzano un servizio pubblico nel mondo dei media, quali per esempio: «l’accessibilità e il pluralismo, l’eccellenza, l’indipendenza, la distintività, la responsabilità e l’autorevolezza».

Per le rilevazioni “Qualitel” le richieste sono numerose, tra «tecnologie che permettono di identificare i soggetti realmente esposti all’offerta dell’azienda senza dover indagare la fruizione con domande aggiuntive. Queste tecnologie comprendono un’app installata sui device dei panelisti che individua i fruitori dell’offerta tv/radio grazie a tecniche di audio matching e un software tracker in grado di rilevare le fruizioni digital di siti/app su mobile e Pc». Che per la privacy è una bella scommessa. Occhio: chi vuole partecipare alla gara ha tempo fino al 26 aprile. Entro mezzogiorno. Comunque, si tratta solo di una manifestazione d’interesse.
Nordio, Uss e la fuga (d)all’inglese
Le polemiche sulla fuga di Artem Uss non finiranno mai. Stati Uniti e Russia sempre in guerra, e in mezzo il vaso di coccio, ossia l’Italia, che fa la figura di Arlecchino servitore di due padroni. E il russo Uss, intanto, è comodamente tornato a casa sua. Con il ministro della Giustizia Carlo Nordio che si trova tra le mani una patata bollente da passare a qualcuno, per non finire con le mani ustionate. Che poi alla fine la realtà rischia di essere molto più semplice di come appare: tutte queste lettere pervenute dall’America non erano scritte in italiano. Bisogna tradurre tutto. Ma chi ci pensa? Quanti sanno l’inglese? E così il tempo passa. Immaginate questa scena da film, quelle commedie all’italiana che riempivano i cinema: «Peppe che conosce le lingue torna la prossima settimana, Concettina sa solo il francese e pure poco, Ugo che se la potrebbe cavare sta in malattia, Salvatore che ha l’amante irlandese non si trova, starà a Dublino con lei e non ci ha detto niente» e via di questo passo. E i documenti a stelle e strisce rimangono lì. Una volta c’era Mario Draghi che traduceva così, all’impronta, tutto quello che arrivava dallo zio Sam.

Sangiuliano per Enrico Caruso
Gennarino Sangiuliano, ministro della Cultura, pensa sempre alla sua Napoli. Sognando di diventare il sindaco, un giorno. Un esempio? Già da tempo ha annunciato la nascita di un museo per Enrico Caruso, ma solo adesso esce un bando di gara per renderlo effettivamente fruibile. «Credo sia stato un atto doveroso dedicare un museo a Caruso, un luogo di memoria collettiva in cui si possa rintracciare la traccia che ha lasciato questo grande artista», affermò l’ex direttore del Tg2 il 17 febbraio. Per il più grande tenore di tutti i tempi sarà istituito, con calma, un curioso “memorial”, e solo il 19 maggio sarà possibile saperne di più, grazie a un passo avanti dell’operazione culturale. Quel giorno infatti sarà l’ultimo per inviare le offerte relative al bando di gara per l’affidamento dell’allestimento dei locali della sala Dorica del Palazzo Reale di Napoli per la realizzazione del museo multimediale dedicato a Caruso. In palio ci sono 693 mila euro, una cifra non da poco. Al netto dell’Iva. Musica, maestro.