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Carl Nassib, coming out in Nfl

Il defensive end dei Las Vegas Raiders, con un video su Instagram, ha detto di essere gay: «Ora finalmente mi sento a mio agio». È il primo in attività a farlo. Dal calciatore Justin Fashanu al nuotatore Ian Thorpe, perché dichiararsi nello sport è ancora così difficile.

22 Giugno 2021 11:0222 Giugno 2021 20:12 Redazione
Il defensive end dei Las Vegas Raiders ha dichiarato di essere gay: "Ora mi sento a mio agio a dirlo". È il primo in attività a farlo

Carl Nassib, giocatore di football americano dei Las Vegas Raiders, è il primo atleta in attività della Nfl a fare coming out. Il defensive end di 28 anni, alla sesta stagione nella lega, ha pubblicato un video sul suo profilo Instagram in cui ha dichiarato di essere gay: «Avrei voluto farlo già da tempo, ma ora mi sento a mio agio».

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«Non voglio attirare l’attenzione su di me, ma credo che la rappresentanza e la visibilità siano molto importanti. Non vedo l’ora di continuare a combattere per l’uguaglianza e l’inclusione, e voglio imparare la storia che c’è dietro la nostra coraggiosa comunità Lgbtq», continua nel video. Nassib ha anche donato 100 mila dollari a Trevor Project, un’associazione che si occupa della prevenzione dei suicidi tra i giovani Lgbtq. In poche ore il suo post ha già raggiunto centinaia di migliaia di apprezzamenti e condivisioni.

Prima di Nassib, ci fu Michael Sam

Nassib non è il primo giocatore di football in assoluto a dichiararsi gay. Nel 2014 il passo lo fece Michael Sam, appena prima di sbarcare in Nfl, dopo una buona carriera al college. Sam decise di dichiararsi nel momento in cui fu scelto dai St. Louis Rams, baciando in diretta tv il suo fidanzato. La cosa fu duramente osteggiata da molte associazioni cristiane d’America, “preoccupate” dalla presenza di un omosessuale negli spogliatoi. I Rams lo tagliarono dalla rosa in poche settimane, e dopo un breve passaggio ai Dallas Cowboys la sua carriera è proseguita solo fino al 2015, nella lega canadese. Quell’anno decise di ritirarsi, nonostante il sostegno di compagni e società, perché preoccupato della sua salute mentale.

La tragedia di Justin Fashanu

È finita in tragedia, invece, la storia del primo calciatore dichiaratamente gay, Justin Fashanu. Stella del calcio britannico da giovanissimo, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 (con 11 presenze nell’Inghilterra Under 21), Fashanu arrivò a soli 20 anni nei Nottingham Forrest di Brian Clough, leggendario tecnico d’Oltremanica e vincitore della Coppa Campioni per due volte con la squadra biancorossa. Da subito, voci sulla sua omosessualità iniziarono a girare e a creargli problemi, e lo stesso Clough era solito offenderlo pesantemente per le sue presunte serate passate in locali gay. Quando nel 1990 decise di dichiararsi, subì dure critiche da parte della comunità sportiva, di quella nera britannica (proprio quest’ultima considerò il suo coming out “un affronto”) e della sua stessa famiglia, col fratello John che lo rinnegò pubblicamente. Nel 1998, dopo essere stato accusato di stupro da un ragazzo, si impiccò nella sua casa di Shoreditch, a Londra.

Ian Thorpe, coming out in tv

Alcuni hanno dovuto combattere per anni le voci sulla loro omosessualità, prima di trovare il momento giusto per fare coming out. È il caso dell’australiano Ian Thorpe, tra i nuotatori più forti di sempre (5 ori olimpici e 13 mondiali) che, nella sua autobiografia, negò apertamente di essere gay: «Non sono gay e tutte le mie esperienze sessuali sono state etero. Ciò che trovo più offensivo è che la gente metta in dubbio la mia integrità e quello che dico, come se questa fosse una cosa che mi imbarazzerebbe, o che io nasconderei». Nel 2014, dopo anni difficili, trovò il coraggio di fare coming out, in un’intervista alla tv australiana Channel 10: « Ci ho pensato molto a lungo. Ora dico al mondo che io sono gay, e spero che questo renda più facile per gli altri esprimere una cosa che hanno tenuto dentro per anni». Thorpe ammise di aver combattuto anche contro la depressione, derivata dall’aver negato per anni la propria omosessualità.

Martina Navratilova, tra le prime a rompere il tabù

Martina Navratilova è stata una delle prime sportive al mondo a dichiarare apertamente la propria omosessualità. Lo fece poco dopo aver ottenuto la cittadinanza statunitense, nel 1981. Stanca delle voci sulla sua vita privata, decise di esporsi in prima persona in un’epoca in cui l’omosessualità era un tabù ancora più di oggi. Tra il 1983 e il 1991 ha avuto una relazione con l’autrice Judy Nelson, che dopo la rottura scrisse un libro sulla loro relazione. Dal 2014 è sposata con Julia Lemigova, ex modella e ultima “Miss Urss”.

Thomas Hitzlsperger lodato da Angela Merkel

Thomas Hitzlsperger, ex nazionale tedesco e passato brevemente anche alla Lazio, ha fatto coming out nel 2014, a un anno dal suo ritiro dal campo. La sua esperienza, fortunatamente, è stata migliore di quella di altri colleghi: «Sembra che ci sia una grande paura che la vita possa peggiorare, dopo. Ma sottolineo che la mia vita è migliorata, invece. I giocatori sono circondati da consiglieri. Hanno sempre la preoccupazione che se si dichiarano non lavoreranno più: la vita di un calciatore è compressa in un tempo professionale di 10, 15 anni, nei quali si guadagnano i soldi che servono per il futuro. Ma molti giocatori non hanno la prospettiva che c’è altro dopo la carriera, e che la vita può addirittura migliorare!». Dopo il ritiro è diventato dirigente dello Stoccarda e ricevuto il sostegno del governo tedesco guidato da Angela Merkel: «Nessuno deve avere paura a dichiarare la propria sessualità».

Gareth Thomas, icona contro la discriminazione

Oltre 100 presenze con la nazionale gallese di rugby, Gareth Thomas è stato uno dei primi nel suo campo a dichiararsi gay, nel 2009. Un anno dopo, a 36 anni, decise di ritirarsi dall’attività agonistica. In breve è diventato un’icona nella lotta alla discriminazione della comunità Lgbtq, ma il suo non è stato un percorso facile: nel 2018 fu vittima di un’aggressione di stampo omofobo a Cardiff, dove vive, e fu tratto in salvo dall’intervento della polizia. Nel 2019, infine, ha annunciato di aver contratto l’Hiv. Poco dopo, la Bbc ha pubblicato un breve documentario sulla storia di Thomas e sulla sua convivenza con il virus.

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