E’ iniziata oggi la due giorni della visita del Card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, quale inviato del Santo Padre Francesco a Kyiv. La comunicazione è giunta direttamente dalla Santa Sede che ha reso noto come l’iniziativa abbia «come scopo principale quello di ascoltare in modo approfondito le Autorità ucraine circa le possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni».

Ucraina, il cardinale Zuppi in visita a Kyiv
Il 20 maggio scorso, la notizia dell’incarico conferito a Zuppi era stata diffusa dalla Sala Stampa vaticana. Lo stesso Papa, poco tempo prima, aveva parlato di quella che aveva definito come una «missione di pace». Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, come riportato da Avvenire, ha inoltre chiarito che l’obiettivo della visita è quello di «cercare soprattutto di favorire il clima, favorire un ambiente che possa portare a percorsi di pace», specificando che gli «interlocutori saranno Mosca e Kyiv per il momento», almeno nella fase iniziale. L’agenda del cardinale Matteo Zuppi a Kiev è coperta dal massimo riserbo.
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Conflitto Russia-Ucraina, il Papa coinvolto «fino alle lacrime»
Era stato lo stesso Zuppi a specificare che, nel conflitto che si consuma da un anno e mezzo in Ucraina, c’è un coinvolgimento del Papa «fino alle lacrime«», come dichiarato durante la conferenza stampa conclusiva del Consiglio permanente della CEI. Secondo il quotidiano la visita del del cardinale Matteo Zuppi in questo suo primo viaggio in Ucraina «servirà a prendere contatto con le autorità ucraine per favorire iniziative umanitarie che possano aprire corridoi tra le due linee». Sono oltre 3mila i soldati ucraini che sono stati liberati, mentre un imprecisato numero di combattenti russi catturati da Kyiv sono stati riconsegnati alle autorità di Mosca. Resta la condizione dei bambini deportati, molti dei quali «sono stati fatti adottare da famiglie russe e hanno ottenuto il cambio di passaporti e nazionalità. Una pratica vietata dal Diritto internazionale e che ha provocato il mandato di cattura della Corte penale internazionale per Vladimir Putin e la commissaria per i diritti dell’infanzia in Russia, Llova Belova».