Escavatori rumorosi, martelli pneumatici che picchiano forte sull’asfalto. Se vi siete lamentati almeno una volta per non aver potuto studiare o lavorare a causa dei cantieri nei pressi delle vostre abitazioni, potete finalmente tirare un sospiro di sollievo. In Norvegia, infatti, si segnalano i primi cantieri con macchinari interamente elettrici. Silenziosi, ecosostenibili e puliti.
A fare da apripista è stata nel 2019 la capitale Oslo, dove la realizzazione di una nuova area pedonale è stata eseguita utilizzando esclusivamente mezzi a impatto zero. «Quando ho visitato il cantiere sono rimasto colpito», ha spiegato alla Bbc Mark Preston Aragonès, consulente politico presso l’organizzazione no profit ambientale Bellona. «È impressionante vedere macchine così grandi fare così poco rumore».
La svolta green dei cantieri norvegesi
Oslo dunque intende porsi come leader mondiale della decarbonizzazione dell’industria edile, causa del dieci per cento delle emissioni globali di gas serra. L’impatto delle costruzioni è ancora più evidente se si considerano le emissioni di CO₂, con il settore che impatta per il 38 per cento sulla quota globale.
Il numeri del cantiere norvegese
L’utilizzo dei mezzi elettrici ha consentito al cantiere norvegese di risparmiare 35mila litri di gasolio e di non liberare nell’ambiente l’equivalente di 92.500 chilogrammi di CO₂. L’obiettivo è ora quello di far sì che tutti i cantieri cittadini pubblici siano a zero emissioni entro il 2025. Nel settore privato, invece, si dovrebbe raggiungere lo stesso obiettivo entro il 2030.
Cantieri green, un primato tutto nordico
Se Oslo guida la classifica, seguono a ruota Copenaghen ed Helsinki, le quali hanno già avviato i progetti per realizzare cantieri ecosostenibili, pur nella consapevolezza di dover fronteggiare diversi intoppi, soprattutto economici. «I macchinari potrebbero essere proibitivi per alcune città dal punto di vista delle spese», continua Aragonès. «Una macchina elettrica può costare il doppio di una diesel. Il risparmio si comincia a notare in corso d’opera, soprattutto sul carburante».
Ampd Enertainer, il sistema sperimentato a Hong Kong
Un altro problema è quello legato al fabbisogno energetico che tali cantieri richiedono. La soluzione sembra però arrivare da Hong Kong, dove sono state sperimentate nuove batterie grazie al sistema Ampd Enertainer, in grado di sostituire alla perfezione i generatori a gasolio che hanno finora alimentato i cantieri. Attualmente, l’Enertainer è utilizzato da 18 dei più grandi promotori edili e immobiliari di Hong Kong e alimenta gru, montacarichi e qualsiasi altra attrezzatura da costruzione.
I produttori affermano che il sistema può ridurre le emissioni di carbonio dell’85 per cento. Inoltre è molto silenzioso, generando un trentesimo dell’inquinamento acustico di un corrispettivo diesel. «È utile anche per monitorare costantemente le attività», afferma Andrew Young, direttore associato dell’innovazione per Sino Group, una delle maggiori aziende di Hong Kong. «Sapere cosa sta succedendo in un cantiere, acquisire dati e digitalizzare il processo è un aspetto fondamentale nel nostro lavoro».
Costruzione modulare o fuori dal cantiere
Un’altra innovazione che cerca di aumentare l’efficienza e ridurre gli sprechi è la costruzione modulare, ossia la realizzazione di un edificio, o parti di esso, fuori dal cantiere. «Si migliorano sicurezza, produttività e impatto ambientale», sostiene Jochen Teizer, professore associato nel dipartimento di ingegneria civile e architettonica dell’Università di Aarhus, in Danimarca. «Tuttavia penso che per un sostanziale cambiamento occorrerà attendere un’altra generazione».
Nel frattempo, il Cities Climate Leadership Group (C40) ha chiesto alle aziende di tutto il mondo di impegnarsi a ridurre le emissioni dei cantieri. La dichiarazione prevede di acquistare e, quando possibile, utilizzare solo macchine a emissioni zero a partire dal 2025. Ad oggi, hanno aderito circa 40 città in tutto il mondo, tra cui Oslo, Budapest e, fuori dall’Europa, Los Angeles e Città del Messico.