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Diario del primitivo orrore

In Spagna è stato trovato un teschio risalente a 7000 anni fa e utilizzato per chiudere un vaso. Secondo gli scienziati confermerebbe l’ipotesi della diffusione di pratiche cannibalistiche durante il Neolitico.

16 Agosto 2021 13:1116 Agosto 2021 15:08 Redazione
Un cranio usato per chiudere un barattolo confermerebbe l'ipotesi che gli uomini primitivi fossero dei cannibali

Parte di un teschio umano di 7000 anni usato come coperchio per un vaso di ceramica. La scoperta dai tratti horror è stata fatta nel sito archeologico di Cueva de la Dehesilla, nella Sierra di Cadice, in Spagna. Realizzata dal team guidato da Daniel García Rivero, archeologo dell’Università di Siviglia, potrebbe risultare fondamentale per scoprire molti dettagli sulla cultura del Neolitico Antico nella penisola iberica.

«La volta cranica è databile tra il 5222 e il 5036 a.C. e corrisponde a quella di un uomo adulto, sui 45 anni», ha detto a El Paìs García Rivero. «I resti evidenziano segni di taglio intenzionale nell’area della tempia destra e si sono verificati in un momento vicino alla morte, come dimostra l’assenza di rigenerazione ossea». Si ritiene pertanto che si tratti di un atto eseguito come parte di una cerimonia. A conferma di ciò, l’analisi organica del vaso, che non ha fatto emergere tracce di arnesi da cucina. Secondo García Rivero, chiari segni che il contenitore servisse per i rituali.

I rituali legati al ritrovamento del teschio

Ma se così fosse, di che rituale si tratterebbe? Lo studio dei particolari reperti di Cadice, nell’ambito della documentazione etnografica e archeologica del Neolitico europeo e del Vicino Oriente consente di escludere che si è di fronte a una cerimonia per celebrare l’esito di una battaglia. È stata scartata anche l’ipotesi di un rito di fondazione legato all’insediamento di un popolo nel luogo. Il teschio sarebbe riconducibile, invece, a pratiche di cannibalismo.  «La superstizione portava questi antichi popoli a credere che esistessero forze maligne da cui bisognasse difendersi. Questa interpretazione, sommata alla presenza di incisioni sul cranio, potrebbe far pensare a una pratica cannibalistica», ha spiegato García Rivero.

Il cannibalismo è un’ipotesi ancora da confermare

Sebbene molti studiosi, tra cui Miguel Botella, professore di Antropologia fisica all’Università di Granada, abbiano confermato che le pratiche di consumazione di carne umana fossero sistematiche in tutta Europa durante il Neolitico, i dati attualmente in possesso non consentono di confermare del tutto la teoria. «In attesa dei prossimi studi, una cosa è certa», ha concluso García Rivero. «Cueva de la Dehesilla costituisce uno dei siti neolitici più importanti in Spagna e nei prossimi anni si rivelerà cruciale per approfondire le nostre conoscenze sulle tribù del passato».

La missione di ricerca, d’altronde era cominciata diversi anni fa. E il cranio non è il primo importante ritrovamento avvenuto in zona. Ad agosto 2020, in un’area del sito denominata Locus 2, era stato portato alla luce lo scheletro di una donna decapitata risalente al 4800-4500 a.C.: il suo cranio, rinvenuto accanto al corpo, aveva diversi buchi. Fu allora che gli studiosi incominciarono a ipotizzare la teoria per cui l’area anticamente fosse un luogo in cui si praticavano riti e sacrifici. E gli ultimi risvolti potrebbero confermare tali teorie.

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