La questione cannabis travolge anche lo sport. È delle scorse ore la notizia per cui la Wada, principale organo sportivo in materia di antidoping rivaluterà la sostanza, stabilendo se debba continuare a essere vietata. La procedura di revisione prenderà il via nel 2022. «A seguito di un grande numero di richieste pervenute da soggetti interessati, il gruppo consultivo di esperti si occuperà di avviare una revisione scientifica sullo stato della cannabis. La sostanza per il momento rimane vietata», si legge nel comunicato.
Carri Richardson, esclusa da Tokyo per positività alla cannabis
La notizia arriva a distanza di circa un mese dalla fine dei giochi di Tokyo, ai quali la velocista americana Carri Richardson non ha potuto prendere parte a causa di una squalifica. L’atleta 21 enne si era imposta sulla distanza dei cento metri ai Trials Usa, le gare che negli Stati Uniti servono a selezionare chi parteciperà all’Olimpiade, salvo poi risultare positiva ai controlli successivi. L’ammissione, da parte di Richardson era arrivata a stretto giro. Alla tentazione di uno spinello, ha confessato, aveva ceduto in preda al dolore dopo la morte della madre. Una rivelazione che, sebbene le sia costata la spedizione giapponese e una sospensione di un mese dalle gare, le è valsa uno sconfinato affetto in patria.
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Positivi alla cannabis in Serie A, la storia di Sergio Campolo
Non è la prima atleta che viene trovata positiva alla sostanza. In Italia una sorte simile, ad esempio, era toccata all’allora calciatore del Perugia Sergio Quinto Campolo, dopo il match tra la sua squadra e il Parma giocato il 25 ottobre del 1999. La conferma dell’assunzione di tetraidrocannabinolo, marjuana appunto, si tradusse in sei mesi lontano dai campi, poi ridotti a due, «per il leale comportamento mostrato dall’atleta e per l’eccezionalità del fatto». Anche in quell’occasione il giocatore disse di aver fumato insieme ad amici per provare a esorcizzare i fantasmi di gravi vicende familiari.