La Lombardia ha sempre fatto rima con civico: le elezioni regionali storicamente registravano una sfida aperta tra diversi esponenti della società civile. Dalle cordate storiche vicine al centrodestra, imperniate attorno a Comunione e liberazione, alle scelte del centrosinistra, arrivato a candidare alla presidenza l’avvocato Umberto Ambrosoli in rappresentanza dell’intellighenzia progressista nel 2013, negli anni questo aspetto è stato molto marcato. Il voto del 2018 aveva però segnato una discontinuità in tal senso, garantendo alla politica “di professione” un riscatto. Nel 2023 il trend è destinato a consolidarsi.
La Moratti coi tassisti: quei pacchetti di voti contano ancora molto
I grandi centri d’influenza hanno ridotto all’osso l’entrismo nella politica e, anzi, sono più i partiti a cooptare la società civile e i portatori d’interesse. Diremmo le lobby, parola che non necessariamente ha un’accezione negativa. Il tentativo in extremis di Letizia Moratti di solleticare gli appetiti di alcune (controverse) categorie con il suo impegno a difendere le licenze dei tassisti mostra come in Lombardia questi pacchetti di voti contino ancora, eccome. Ma non è sull’ibridazione tra liste e portatori d’interesse che si giocherà la vittoria nella corsa a Palazzo Regione.

In Lombardia la politica torna centrale: le ragioni dietro il fenomeno
Il motivo? In primo luogo il riassetto dei sistemi di potere a livello nazionale e locale. Tanto Roma quanto Milano sono dei cantieri aperti. E la possibile entrata in scena di un nuovo partito egemone nel Consiglio regionale, Fratelli d’Italia, sta spingendo verso la formazione di Giorgia Meloni grande attenzione. Da leggere, però, sulla scia del metodo di selezione della classe dirigente di Fdi. Partito che in questa tornata elettorale intende premiare i suoi nomi forti sui territori. Per portare al Pirellone quelle voci spesso sopite a livello locale dal dualismo della Lega.
In secondo luogo, i tempi stretti della campagna elettorale e il “tutti contro tutti” tra i candidati presidente hanno appiattito notevolmente la possibilità dei cacciatori di preferenze di fare la differenza. La campagna è stata personalizzata da Pierfrancesco Majorino, Attilio Fontana e Letizia Moratti, lasciando poco spazio ai centri di potere per dettare l’agenda.
Terzo punto, gli addetti ai lavori con cui Tag43 ha avuto modo di confrontarsi notano come il fatto che sia stata la dialettica delle cordate politiche a fare la differenza nel dibattito pubblico rappresenti una novità per la Lombardia. Majorino è stato per settimane in bilico tra la sola candidatura del Partito democratico e i dilemmi del Movimento 5 stelle. La stessa candidatura di Letizia Moratti nasce da una sua fuoriuscita dal centrodestra. E a cavallo tra Moratti e Fontana si sono collocate le peripezie dei dissidenti leghisti in fuga dal partito e degli esponenti di Comitato Nord, alla fine tornati nell’alveo della coalizione.

I portatori d’interesse con Fontana: D’Avanzo, Galeasso, Corti, Degani
La presenza dei portatori d’interesse è dunque estremamente residuale. E si può capire dal percepito declino di Comunione e liberazione nel perimetro del centrodestra. Fdi, in tal senso, è riuscita a strappare alla Moratti una candidatura in Brianza per Claudia Toso, figura di spicco della sanità monzese con un passato in Forza Italia, attualmente direttore dell’Unità Operativa Complessa Gestione Sanitaria delle Convenzione in Ats Brianza, su cui potrebbero orientarsi parte delle preferenze. Ma si tratta di una presenza minoritaria.

La lista “Fontana Presidente – Lombardia Ideale“, coordinata dal consigliere regionale di Varese Giacomo Cosentino, ha una discreta componente civica. A Milano Fontana schiera una figura di spicco del foro, la capolista Katia D’Avanzo, entrata direttamente dalla società civile alla corsa al Pirellone. Nel capoluogo un’altra figura di peso è Graziella Galeasso, imprenditrice di successo nel settore dell’organizzazione eventi e alfiere in Italia della campagna mondiale End Polio Now, già presidente del Rotary Club Porta Vittoria. Correrà anche Fiorenzo Corti, sindacalista dei medici di base meneghini.

Ha fatto discutere gli addetti ai lavori la corsa, sempre con Fontana, dell’ex presidente di Uneba Lombardia, Luca Degani. Uneba è l’associazione che riunisce enti del terzo settore del campo sociosanitario vicini alle Rsa. La sua candidatura sembra una risposta simmetrica a quella dell’ex presidente Anpas Fabrizio Pregliasco con Majorino, che ha causato analoghi malumori a livello associativo.
Majorino e il Terzo settore: Corda, Albini, Ulivi, Grimoldi, Paladini
Il candidato del centrosinistra, dal canto suo, ha pescato nelle strutture del sistema di potere lombardo e nel Terzo settore. L’obiettivo, in questo caso, è costruire un nuovo campo progressista a Milano e dintorni da far pesare anche nel centrosinistra che verrà. Un campo progressista in cui, però, il fulcro resta il dialogo politico tra Pd e M5s. Riducendo la tradizionale corsa della sinistra alla ricerca del salvatore esterno.

Majorino ha cooptato alcune figure del mondo sanitario deluse dalla gestione Fontana-Moratti per completare le sue liste. Spiccano il dirigente Luciano Corda, candidato a Brescia a fianco del sindaco uscente Emilio Del Bono. Nella “Leonessa d’Italia” Donatella Albini, ginecologa bresciana, si è candidata per Alleanza Verdi Sinistra. Per quanto riguarda le organizzazioni sindacali, nella civica di Majorino a Milano ci sono la direttrice della Fondazione italiana diabete Francesca Ulivi e l’ex presidente dell’Ordine degli psicologi Mauro Grimoldi.

Nel Terzo settore, Pregliasco a parte, spicca Luca Paladini, fondatore dei Sentinelli di Milano. La sacca iper-progressista di voti favorevole ai Pride, alla tutela dei diritti Lgbt e al contrasto alla destra sarà consolidata, inoltre, con l’attivista Silvia Carabelli. I due corrono con Majorino, rispettivamente, nella civica e nei dem. Il Pd schiera anche il presidente dell’Arci Milano-Monza Brianza-Lodi, Maso Notarianni.
Moratti tra sanità e comunità indiana: Freni, Galimberti, Insalaco, Singh
Letizia Moratti, infine, come riporta il Corriere della sera, guarda in primo luogo ai suoi fedelissimi negli ospedali per recuperare nei sondaggi. Nella sua civica schiera infatti tre medici di peso: il chirurgo Vincenzo Freni a Brescia, il dirigente veterinario Luigi Galimberti a Lodi e la massofisioterapista Giuseppina Insalaco a Pavia. La sacca di voti a cui Lady Letizia, in secondo luogo, punta è quella dell’Ordine dei farmacisti. Sono tre gli esponenti di questa categoria professionale schierati nella civica di Moratti: Lodovica Cattaneo a Bergamo, Maria Pia Aldrovandi a Mantova e Giancarlo Nicoli a Como.

A Brescia, per Moratti, è sceso in campo inoltre il 23enne Akashdeep Singh, referente politico della comunità indiana. Raro esempio di presidio diretto del territorio della lista della Moratti, la candidatura di Singh punta a misurare il peso elettorale di una componente produttiva, vivace e integrata dell’immigrazione, protagonista da tempo delle dinamiche economiche e sociali della Lombardia.
Un “derby” a distanza con Noi Moderati-Rinascimento Sgarbi che a Bergamo candida per Fontana la prima avvocata della comunità sikh, la 30enne Rajvir Kaur. Il segno di una ridefinizione della proposta elettorale in Lombardia, in un contesto in cui il primato della politica, dettato dall’incertezza per la nuova fase e dalla competitività per ogni seggio in un Consiglio Rrgionale che sarà stravolto rispetto al 2018, è tornato a farsi sentire. E condizionerà gli equilibri nella Regione decisiva per l’economia italiana.