Brutte notizie per gli amanti dello Spritz, del Negroni e dello Sbagliato: proprio ora che con l’allentamento delle restrizioni anti-Covid i bar di tutto il mondo avevano ripreso a celebrare il rito pre-serale, i drink potrebbero subire un aumento di prezzo. Dopo il caro bolletta, il caro benzina e il caro metano, arriva così l’ultima batosta: il caro aperitivo. In una intervista su Bloomberg Tv il Ceo di Campari, Bob Kunze-Concewitz, non ha escluso rialzi a causa dell’aumento dei costi della logistica e dei problemi di approvvigionamento, soprattutto verso Asia e Stati Uniti. Per farvi fronte il produttore milanese dovrà dunque adottare una politica dei prezzi più «aggressiva». «Siamo veramente sotto pressione», ha spiegato. La società aumenterà i prezzi in tutti i suoi principali mercati. Non solo. Aperol e Campari potrebbero registrare aumenti maggiori rispetto ai prodotti più competitivi come la vodka. Va peggio invece per la tequila il cui prezzo è già stato aumentato due volte in 18 mesi e nel 2022 potrebbe tornare a salire a causa del costo dell’agave.
La «rivincita della convivialità» traina le vendite
Questo nonostante i prodotti Campari vadano a gonfie vele e il brand goda di quello che Kunze-Concewitz definisce «la rivincita della convivialità» cioè l’affollamento di bar e ristoranti dopo i mesi di chiusure e limitazioni. Sicuramente materie prime come lo zucchero e l’alcol, le bottiglie e i materiali per l’imballaggio al momento non costituiscono un problema. Ma qui, ahimè, finiscono le buone notizie. Almeno per i consumatori.
Le vendite 2021 hanno superato quelle del periodo pre-Covid
Nei primi nove mesi del 2021, Campari ha registrato ottime performance chiudendo il periodo gennaio-settembre con ricavi netti per 1,58 miliardi di euro, in aumento del 22,9 per cento rispetto agli 1,28 miliardi realizzati nei primi nove mesi del 2020. Tra i marchi la parte del leone l’ha fatta Aperol le cui vendite sono cresciute di quasi il 30 per cento, mentre in mercati strategici come la Cina la crescita ha superato il 100 per cento. E per fortuna che nel 2019 il New York Times aveva bocciato senza appello proprio lo Spritz Aperol. Esaminando nel dettaglio il terzo trimestre, le vendite nette sono aumentate del 12,8 per cento rispetto al medesimo periodo del 2020 e del 27,3 per cento rispetto al terzo trimestre 2019, era pre-Covid. E questo grazie non solo alla riapertura dei bar e ristoranti ma anche al boom dei consumi a casa. «Prevediamo che lo slancio positivo del marchio e il mix di vendita favorevole continueranno nell’ultimo trimestre», ha spiegato Kunze-Concewitz commentando i risultati, «contribuendo a compensare parzialmente l’intensificarsi della pressione sui costi di input, in particolare i costi logistici, gli investimenti accelerati nella costruzione del marchio e la graduale riduzione dei costi di struttura».