Anche questa volta i big non hanno deluso. È parecchio infatti il materiale prodotto nella breve e intensa campagna elettorale degno di un bestiario. A cominciare dal grandangolo usato per la foto, rilanciata su Twitter, di Giorgia Meloni a Palermo, che ha trasfigurato il suo piede, allungandolo a dismisura. Più piedoni meno Meloni, si scherza sui social. Ma, si sa, l’effetto piazza piena richiede qualche trucchetto. Purtroppo per la presidente di Fratelli d’Italia, alla Rete non sfugge niente: lo scivolone sta spopolando.

Il battibecco virtuale tra Calenda e Acerbo
Ma l’apice del trash elettorale è stato il battibecco, per fortuna solo digitale, tra il leader del terzo polo, Carlo Calenda, e il segretario di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo, con l’ex ministro che lo ha sfidato a “duello” per menarsi in pubblica piazza. O meglio nella sede di Azione. Stile adolescenti all’uscita di scuola. Ed è forse una prerogativa terzopolista quella di essere coinvolta in confronti che evocano lo scontro fisico. Giuseppe Conte ha invitato Matteo Renzi ad andare al Sud, senza scorta, per parlare contro il Reddito di cittadinanza. L’ex premier ha parlato di «linguaggio mafioso» e ha preferito respingere l’invito, preferendo un giro su un jet privato per fare campagna elettorale lungo lo Stivale. Altro che divieto di volo per i jet privati, come proposto dalla coppia rossoverde Bonelli-Fratoianni.

Di Maio volante, la compagna Peppa e Letta tra guanciale e pancetta
Stendendo un velo pietoso sull’iscrizione di massa dei leader su TikTok, con video improbabili (con Silvio Berlusconi è ormai candidato a diventare tiktoker), non si possono dimenticare alcune perle delle ultime settimane, come “il ministro volante in trattoria”, alias Luigi Di Maio a Napoli, e Peppa Pig diventata la “compagna Peppa” per la sinistra, a causa dello sdoganamento dei genitori dello stesso sesso all’interno del cartone animato. Un incubo per tutta la destra. Ed Enrico Letta? Il suo momento apicale è arrivato con la scelta tra la pancetta e il guanciale nella carbonara, autoironizzando sul claim della campagna elettorale. Piaccia o meno, lo slogan è diventato un tormentone, replicato e scimmiottato addirittura dagli avversari.
Sestino Giacomoni e lo scivolone sulla carta intestata della Camera
Ma oltre i big c’è di più. Sì, perché anche dai nomi meno noti arrivano fatti singolari, più lontani dai riflettori, ma che comunque sono degni di attenzione. Su tutti spicca il caso di Sestino Giacomoni, deputato uscente e candidato con Forza Italia, che lo scorso 19 settembre ha pensato bene di inviare ai suoi contatti telefonici, via Whatsapp, la richiesta di votare per gli azzurri su carta intestata della Camera. Addirittura c’è la data che campeggia in bella vista nella parte alta e la firma in calce. Come se fosse una comunicazione ufficiale e non propaganda. Legittima, per carità, ma non con l’uso del logo di Montecitorio. All’interno c’è la motivazione per cui chiede il voto al partito di Berlusconi, a cui è legato da sempre. E chissà, visto il posto in lista non è affatto blindato potrebbe essere l’ultima volta che impiega la carta ufficiale della Camera.

Nappi e il condono per tutti (i campani)
Chi invece ha usato altri canali per attirare l’attenzione è Severino Nappi, candidato alla Camera in Campania (dove ha già esperienza da consigliere regionale) per la Lega. Nelle settimane si è distinto per una sostanziosa spesa per la promozione dei post su Facebook, avanzando l’idea di un condono edilizio totale nella sua regione d’elezione. Una sorta di ossessione, tanto che di fronte alla circolazione della notizia, ha ridimensionato il tiro. Mentre il suo collega di partito, il piemontese Gian Mario Bergesio, ha mantenuto un profilo più basso, passando dalla mostra del fungo alla fiera del bestiame. Per cercare il dialogo con il territorio si fa questo e altro.

Di Stefano contro il «teleglobalismo» di Rai 3, gli appelli di Adinolfi e il cuore nero di CasaPound
Un danno collaterale lo ha provocato Marco Rizzo, uomo di punta della lista Italia sovrana e popolare, dopo il tweet del tappo di spumante fatto saltare per la morte di Gorbaciov. L’indignazione social è stata talmente vigorosa che ha preso di mira il malcapitato omonimo, Marco Rizzo, che di professione fa il giornalista. Nemmeno la foto pubblicata per mostrare la chioma ben più folta del Rizzo politico è servita a salvarlo dalla shitstorm. Anche Mario Adinolfi, tra un video con improbabile luce sfocata e un altro, si è distinto per iniziative sopra le righe, lanciando il suo urlo disperato: «Non astenetevi». Perché «chi si astiene è un cretino», ha tuonato senza mezzi termini il co-leader della lista Alternativa per l’Italia, che già aveva detto la sua sul divorzio di Totti e Ilary. l suo collega di viaggio, Simone Di Stefano, ha invece trovato modo di lamentarsi per essere stato ospitato su Rai 3, canale del «teleglobalismo». E non passa nemmeno inosservato il selfie di Carlotta Chiaraluce, esponente di CasaPound candidata con Italexit di Paragone, che pubblica un selfie con una vasca dietro, verosimilmente in un bagno, con la frase «andrà tutto bene». Chissà perché. L’unica certezza è il cuore messo al fianco delle parole. Rigorosamente di colore nero.