Cosa non torna nella gestione Fiola della Camera di commercio di Napoli
Lo strano caso della Camera di commercio di Napoli, regno dell’ex consigliere comunale Pd Ciro Fiola che la guida da quattro anni, su cui Unione industriali e sindacati lamentano una gestione con troppe ombre, tra diritti camerali trascurati e finanziamenti in libertà. Oltre a bilanci in continuo deterioramento.
Lo scontro non è di oggi, ma adesso i livelli oramai sono quelli del muro contro muro. Da una parte la Camera di commercio di Napoli, o meglio si dovrebbe dire il suo presidente padrone Ciro Fiola, accusato dai suoi detrattori di una gestione fin troppo personalistica dell’ente. Dall’altra la locale Unione industriali, che insieme alle associazioni di categoria lamenta di essere totalmente esclusa dalla gestione della Camera di commercio partenopea. Questo della gestione è oggi il punto chiave, visto che il caso va avanti dall’ottobre 2018, quando Fiola venne eletto alla guida dell’ente scatenando molti malumori e l’accusa di «associazionismo creativo».
Voto già all’epoca contestato da Vito Grassi
Gli industriali di Napoli avevano candidato Vito Grassi, attuale vicepresidente nazionale di Confindustria, che allora commentò molto duramente l’esito del voto: «Hanno concorso alcune sigle della cui attività in città e nell’area metropolitana non si ha memoria. Ciò malgrado, queste realtà hanno prodotto una documentazione da cui si dovrebbe evincere una base associativa tanto ampia da determinare un numero di seggi molto significativo nel costituendo consiglio camerale». Gli imprenditori non riconoscevano dunque la corrispondenza tra il profilo politico delle associazioni e il numero dichiarato degli iscritti. Si trattava di piccole imprese con pochi dipendenti, sostenevano allora e sostengono oggi: «All’accesso agli atti da noi richiesto è emersa una sequela di irregolarità che hanno stravolto l’esito della procedura sia da parte di chi ha presentato l’istanza di partecipazione alla ripartizione dei seggi, sia dagli uffici preposti alla verifica della effettiva rappresentatività delle associazioni concorrenti».

Per gli industriali la gestione è piena di irregolarità
La lotta si è ora spostata sulle associazioni che sostengono Fiola (69 anni, ex consigliere comunale del Partito democratico di area socialista), sui numeri dichiarati e quelli reali. Questioni che Fiola liquida come «di lana caprina», come da lui dichiarato in precedenza riferendosi ai «continui controlli sulla regolarità, formale e sostanziale, della documentazione» di Aicast e delle associazioni che lo sostengono. Viceversa gli industriali puntano il dito su una gestione che definiscono piena di irregolarità, sottolineando in particolare il lassismo continuo e continuato nell’incasso dei diritti camerali, nonché le decine di milioni di finanziamenti erogati con bandi che vedono vincitori anche imprese che hanno un solo dipendente, alle quali tuttavia va il 40 per cento dell’importo stanziato (Luna Wine srls, Solving Studio srls, Agenzia Brasiello di Riccio Ottavia tra le tante). Inoltre ricordano che, in barba alle disposizioni statutarie, dopo quattro anni di vita del Consiglio camerale, non sono ancora state costituite le Commissioni consiliari; la documentazione sulla programmazione e sui bilanci viene resa disponibile ai consiglieri sempre con ritardo rispetto alle disposizioni; non è mai stata concessa la visione delle note redatte dal Collegio dei revisori dei conti nonostante le molte richieste di accesso; il Consiglio camerale viene convocato solo quattro volte ogni anno invece delle sei prescritte, e solo per discutere dei bilanci e approvare regolamenti o commissioni speciali, mai per discutere gli indirizzi di programmazione; gli emendamenti talvolta presentati dai Consiglieri non sono mai stati discussi o dichiarati «inammissibili».
Nei bilanci camerali si evidenziano incongruenze e “squadrature” contabili
Motivo di attrito anche la gestione economica dell’ente. Il bilancio della Camera di commercio di Napoli si è chiuso in passivo nel 2019 con -1,518 milioni di euro; nel 2020 con -527 mila euro; nel 2021 con -2,458 milioni di euro e la previsione per il 2022 è di un passivo di oltre 7 milioni di euro che, improvvisamente, diventano meno 26,589 milioni nell’assestamento di bilancio. Spesso nei bilanci camerali si evidenziano incongruenze e “squadrature” contabili, come nel caso delle vistose discordanze con i dati della società in house Si Impresa: dal bilancio di Si Impresa, si apprende che questa vanta nei confronti della Camera di commercio di Napoli un credito di 15 milioni e 633.556 euro, con un incremento di 4 milioni e 171.262 euro rispetto al 2020, mentre nei conti camerali lo stesso debito risulta ammontare a solo 1 milione e 287.407,02 euro.
Cronica incapacità di incassare il diritto camerale
Dati che si aggiungono, aggravando il quadro, alla cronica incapacità della Camera di commercio di Napoli di incassare il diritto camerale da parte delle aziende iscritte. Nel solo 2020 non sono stati incassati 15,8 milioni di euro di diritti camerali rispetto ai 30,3 milioni dovuti (una morosità del 50 per cento). Lo stock di mancati incassi di diritti camerali, al 2020, ammontava a 214,2 milioni di euro, svalutati per 210 milioni, dunque con una sofferenza prevista rispetto agli incassi pari al 98 per cento (ipotizzando, quindi, di riuscire a recuperare solo 4 milioni). Il trend relativo ai mancati incassi è confermato anche nelle previsioni 2022 con un’ipotesi di svalutazione dei crediti per circa 14 milioni di euro.

Finanziamenti a imprese molto vicine a Fiola
Mentre sull’attività di riscossione dei crediti si registra una sostanziale inerzia, così non è per i lauti finanziamenti concessi dalla Camera di commercio di Napoli ad alcune imprese molto vicine allo stesso Ciro Fiola. L’Ente ha pubblicato bandi, nel 2020 e nel 2021, per finanziare attività svolte dalle associazioni di categoria, per complessivi 5 milioni di euro. Casualità ha voluto che le associazioni Aicast e Assimprese, che sostengono Fiola, si sono aggiudicate nel 2020 il 17,1 per cento delle risorse complessive e il 53,7 per cento di quelle assegnate, mentre nel 2021 il 33 per cento delle risorse complessive e il 58 per cento di quelle assegnate. Aicast e Assimprese dichiarano di non avere dipendenti.
La discussa erogazione di voucher nel 2019
Last but not least, fece molto discutere il bando del 2019 per l’erogazione di voucher «alle imprese in tema di percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento al lavoro nella provincia di Napoli». Il bando, secondo quanto deliberato dalla giunta Fiola, non prevedeva una misura massima di assegnazione di risorse, a differenza degli anni precedenti (nel 2018 per tali voucher era previsto un tetto massimo di 2000 euro per azienda). Il tetto massimo serve a favorire la massima ed equilibrata partecipazione delle imprese ai progetti di «orientamento al lavoro e alle professioni» e per evitare distorsioni nell’economia di mercato.

Perché tutti quei soldi proprio a certe aziende?
Al primo esame delle domande presentate, a un mese dalla pubblicazione del bando, vennero assegnati a una sola azienda (Cat, Centro di assistenza tecnica Napoli), della quale in passato Fiola è stato presidente, ben 840 mila euro, cioè più del 40 per cento dell’intero stanziamento. Cat è una azienda che ha un solo addetto in forza ed era partecipata, all’epoca dei fatti, al 45 per cento da Assimprese Napoli, al 10 per cento da Assimprese Italia e al 45 per cento da Federcarni, con sede in comune con le associazioni Assimprese e Aicast, sostenitrici di Fiola. Allo stesso bando del 2019 altre quattro aziende ottennero ingenti risorse: l’Abcd Srl, con tre dipendenti, a cui andarono 336 mila euro; la Michelangelo Srl con 140 mila euro; la Csf Centro servizi e formazione con 128.400 euro e la Up School di Nicoletti Giuseppe con 105 mila euro, per un totale che supera 1 milione e mezzo di euro (il 75 per cento dell’intero stanziamento).