Cambiamenti climatici, le ostriche salveranno New York dai danni
Attraverso barriere ricoperte di bivalvi rigenerati, Living Breakwaters e Billion Oyster Project puntano a ridurre a New York i danni legati ai mutamenti climatici.
Utilizzare le ostriche per costruire barriere frangiflutti e salvaguardare la città di New York dai danni del cambiamento climatico. È questo l’obiettivo della partnership tra Billion Oyster Project e Living Breakwaters, iniziativa da 107 milioni di dollari che punta a salvaguardare l’ormai quasi scomparso litorale di Staten Island, uno dei cinque distretti della metropoli.
Barriere di ostriche per limitare gli effetti distruttivi del cambiamento climatico
Il progetto consiste nell’installazione di mezzo miglio di barriere parzialmente sommerse e strategicamente ricoperte da fitte aggregazioni di molluschi. Man mano che si rigenerano, le ostriche dovrebbero consentire un maggiore controllo delle inondazioni e limitare l’erosione costiera. Utilizzando un approccio naturale e sostenibile, i progettisti di Living Breakwaters si propongono di recuperare una relazione diretta tra uomo e natura in uno dei porti più meccanizzati in assoluto. «Viviamo in un mondo dove la natura è sempre esistita sullo sfondo», ha spiegato al Guardian l’architetta paesaggista Kate Orff, tra le autrici del progetto, «oggi, però, quella cornice non esiste quasi più, è sull’orlo del collasso. Ecco perché è necessario riportare in auge la ricostruzione di strutture naturali. Soprattutto pensando a quel che ci attende in futuro».
.@KateOrff & @ColumbiaGSAPP students are bringing oyster beds back to #NewYorkHarbor to buffer against storm surges https://t.co/hASzq3aZ2R pic.twitter.com/Mu61Pntr2C
— ColumbiaAlumniAssoc (@ColumbiaAlumniA) November 4, 2017
E quale miglior strumento delle ostriche per fare questo piccolo, grande passo, vista la storia che le lega alla Grande Mela: un tempo ingrediente principe dell’alimentazione del popolo Lenape, sono state trasformate dai colonizzatori in uno degli asset più preziosi dell’economia dell’epoca, che si è poi ridotto sotto la morsa dell’inquinamento (legato principalmente ai metodi di raccolta) e della pesca intensiva.

Le barriere di ostriche per assicurarsi argini resistenti e acque pulite
Iniziati a settembre, i lavori sono partiti con la posa di materassi di pietre sul fondale di Staten Island, base dei blocchi di calcestruzzo ideati ad hoc per favorire lo sviluppo dei bivalvi e diventare habitat per numerose altre specie. Il primo step di un lungo processo fatto di pianificazione, autorizzazioni e test, iniziato 7 anni fa all’indomani del terribile uragano Sandy che, nel 2012, ha distrutto case, demolito il lungomare e reso necessaria un’opera di ricostruzione che ha richiesto, soltanto per New York, un investimento di 17 miliardi di dollari. Salde alle rocce e al resto delle strutture sommerse, le ostriche conferiranno loro resilienza: le renderanno, in qualche modo, quasi immuni all’attacco di onde decisamente oltre la media. Fungeranno anche da filtro. Un solo mollusco, infatti, è in grado di aspirare 50 galloni di acqua al giorno (circa 190 litri), purificandola da scorie inquinanti e nutrienti in eccesso e migliorandone la qualità. La rappresentazione perfetta del concetto di ‘infrastruttura verde’: reagire ai tiri mancini del cambiamento climatico con soluzioni green e rispondere alla natura con la natura.
Oysters are incredibly effective water filters with one cleaning up to 50 gallons of water a day🐚
eco-warriors from nonprofit Billion Oyster Project are working hard to bring life back to the river, and are aiming to restore close to a billion oysters by 2035💚#Nature pic.twitter.com/o6TvZ99AQ8
— Imandi Udukumbura (@ImandiU) February 12, 2022
Dalle conchiglie alle nuove ostriche, le barriere contro il cambiamento climatico
A occuparsi della cura delle ostriche ottenute a partire dai gusci usati forniti dai ristoranti sparsi per la città è Danielle Bissett, direttrice del Billion Oyster Project, lanciato nel 2008. È lei a gestire l’infinita popolazione di larve che, incubate sugli involucri, sono destinate a rimpolpare la popolazione di molluschi che, presto, ritorneranno a riempire l’area portuale newyorchese. Una volta raccolte, le conchiglie vengono consegnate dai locali in cumuli più o meno ordinati e accatastati nel deposito di Governors Island, un’isola a sud di Manhattan, dove vengono sottoposte a stagionatura di un anno. Qui subiscono un vero e proprio processo detox che si conclude con l’inserimento della larva.

Completati i lavori di costruzione entro il 2024, Bisset e la sua squadra si occuperanno di incastonare nei frangiflutti i gusci. Con quest’operazione, il Billion Oyster Project spera di aggiungere un ulteriore tassello alla corsa verso un traguardo ambizioso ma raggiungibile: sfiorare la soglia dei 100 milioni di ostriche rimesse in circolo e ripristinarne, entro il 2035, più di un miliardo, impiantandone colonie in vari punti del porto cittadino. «Se non si interviene in maniera tempestiva, è complicato per la natura ritrovare i suoi spazi», ha aggiunto Bisset, «quest’iniziativa ha tanti pregi. A partire dal trattamento delle ostriche fino alla purificazione delle acque. Abbraccia tanti elementi e li esalta».