Secondo il Cremlino il Pil russo nel 2022 calerà solo del 2,9 per cento
Secondo il Cremlino il Pil russo nel 2022 calerà del 2,9 per cento e dello 0,9 nel 2023. Stime più ottimistiche rispetto a quelle dello scorso aprile. E opposte rispetto a quelle contenute nel dossier riservato di Mosca.
Il Pil della Russia si contrarrà del 2,9 per cento nel 2022 con un ulteriore calo dello 0,9 per cento previsto per il 2023. Lo ha annunciato il ministro per lo Sviluppo economico Maxim Reshetnikov alla stampa a margine del Forum Economico Orientale. Contrazioni dunque molto inferiori a quelle previste all’inizio della cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina e che lasciano spazio a «un moderato ottimismo», ha commentato alla Tass il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha aggiunto: «Un lavoro enorme è in corso per stabilizzare l’economia nonostante le azioni ostili contro di noi».
Il ministero dello Sviluppo stima un calo del Pil tre volte più contenuto rispetto alle previsioni di aprile
Il calo del Pil ora previsto per l’anno in corso è di circa tre volte più contenuto rispetto alle previsioni fatte alla fine di aprile dalla Banca centrale russa, quando era attesa una contrazione tra l’8 e il 10 per cento. Per il 2023 era invece previsto un ulteriore calo del 3 per cento. Reshetnikov ha affermato che l’economia russa potrebbe addirittura crescere entro la fine del 2022, anche se probabilmente ci sarà ancora una leggera contrazione complessiva nel 2023. Il ministro russo ha affermato che nello scenario di base, il Pil dovrebbe crescere del 2,6 per cento a partire dal 2024, per poi arrivare al 3 per cento. Entro il 2030 è attesa una crescita del 17 per cento rispetto al periodo prebellico.
Il report riservato riporta stime opposte: Pil in calo per tutto il 2023
Scenari completamente opposti a quelli riportati nel report interno al Cremlino del 30 agosto e visionato da Bloomberg secondo il quale il calo del Pil proseguirà per tutto il 2023 mentre l’economia russa tornerà sui livelli prebellici solo alla fine del decennio. Lo studio inoltre sottolinea come il blocco delle esportazioni di gas all’Europa potrebbe alla fine rivelarsi un boomerang per Mosca.
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