Terzo polo: Calenda dichiara morto il progetto, Iv: è un autogol

Redazione
13/04/2023

Dopo giorni di tensioni, Calenda mette la parola fine al progetto di partito unico con Iv. I renziani replicano: «Scelta unilaterale, un clamoroso autogol». Tra tweet al veleno, virgolettati inutilmente smentiti e bozze di accordo che volano come stracci sui social la cronaca di un divorzio.

Terzo polo: Calenda dichiara morto il progetto, Iv: è un autogol

Dopo giorni di post al veleno, interviste ‘travisate’ e litigate sbandierate ai quattro social, Carlo Calenda ha messo la parola fine al progetto di partito unico con Iv. Dopo aver votato il decreto Pnrr, il leader di Azione è uscito da Palazzo dichiarando: «La riunione di oggi non si fa, non c’è il clima giusto. Non ho parlato con Renzi in aula, non c’è stato modo che c’erano voti serrati. In ogni caso il progetto del partito unico è definitivamente morto. Andremo avanti con due partiti e, se ricomporremo il clima, ci alleeremo dove sarà possibile».

Italia viva: «Scelta unilaterale di Calenda: un clamoroso autogol»

A stretto giro la replica, o meglio la presa d’atto, di Italia viva. «Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di @Azione_it», recita il tweet. «Gli argomenti utilizzati appaiono alibi. Italia Viva è pronta a sciogliersi come Azione il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico. Sulle risorse Italia Viva ha trasferito fino ad oggi quasi un milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico. Leopolda, Riformista, retroscene, veline, presunti conflitto di interesse sono solo tentativi di alimentare una polemica cui non daremo seguito. La costruzione di una proposta alternativa a populisti e sovranisti è da oggi più difficile ma più urgente. Nei prossimi mesi noi rispetteremo gli amici di Azione cercando ogni forma di collaborazione senza rispondere alle polemiche di alcuni dei loro dirigenti».

«Calenda è pazzo», il virgolettato attribuito a Renzi e la replica del leader di Azione

Difficile che finisse in modo diverso visti i presupposti. Dopo la fumata nera nel vertice di ieri, stamattina gli stracci sono continuati a volare. A dare fuoco alle polveri è stato un virgolettato attribuito a Renzi pubblicato dalla Stampa: «Calenda è pazzo, ha sbagliato pillole», parole che sono state smentite dall’ufficio stampa di Italia viva ma senza successo. L’ex ministro è partito in quinta: «Queste volgarità nascondono un nervosismo esagerato. Semplicemente hai provato a darci una fregatura e sei stato rispedito al mittente. Questa volta lo ‘stai sereno’ non ha funzionato. Fine», ha scritto su Twitter.

«Carlo, nessuno ha mai pronunciato quelle frasi», si replica dall’account di Iv pubblicando il testo dell’accordo con le correzioni apportate in rosso dai renziani. «Qui c’è il testo pronto: vuoi firmare o preferisci di no? Nessuna fregatura, guarda il documento #SulSerio».

Renzi: «Polemiche inspiegabili, basta retroscena». Ma la Leopolda non si tocca

Matteo Renzi cerca di buttare acqua sul fuoco. «In queste ore ci sono polemiche inspiegabili dentro il Terzo Polo. Ne sono molto dispiaciuto anche perché non vedo un motivo politico per la rottura. Eviterei di inseguire le polemiche e i retroscena. Andrei al sodo», ha twittato. «Ieri Azione ha presentato un documento, a noi va bene con piccole modifiche assolutamente accettabili. Le abbiamo pubblicate: i vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del Segretario nazionale del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se Calenda ha cambiato idea, lo rispettiamo e ne prendiamo atto. Quanto alla Leopolda: chi conosce quell’esperienza sa che è un momento bello di confronto politico tra generazioni e storie diverse. È un momento in cui tante persone si avvicinano alla politica. Dire che non può essere più fatta la Leopolda non ha senso. La facciamo con migliaia di volontari dal 2010, non vedo perché dovremmo smettere di farla oggi in un momento in cui la politica va difesa dai populismi e dai sovranismi. Il mio è un appello finale: basta polemiche, rimettiamoci al lavoro tutti insieme. Noi ci siamo, consapevoli della responsabilità verso tanta gente che ci chiede di tornare a sognare, non di volare rasoterra».

Terzo Polo, lo scontro Calenda-Renzi prosegue tra tweet e documenti. Tra carte e accuse, Azione e Italia Viva sempre più distanti
Matteo Renzi (Getty)

Scene da una crisi: dai finanziamenti alla Leopolda

Come nei migliori divorzi, oltre alla lotta per la leadership, la rottura tra Renzi e Calenda si era consumata principalmente sui denari. Calenda chiedeva che sia Iv sia Azione finanziasse il partito unico con il 70 per cento delle risorse del 2 per mille oltre a 200 mila euro iniziali per finanziare il congresso. Renzi invece aveva rilanciato al ribasso, proponendo di versare solo il 50 per cento. Altro motivo di tensione era stata la Leopolda. Il leader di Azione aveva chiesto al ‘socio’ di non organizzarla più. Una richiesta irricevibile per Renzi che sulla Leopolda ha negli anni (luminosi e meno) costruito il proprio consenso.