Vietare l’accesso a tutte le piattaforme social a ragazze e ragazzi con età inferiore a 13 anni. Questa la battaglia che porta avanti ormai da tempo, annunciata proprio pochi giorni fa durante la trasmissione di Lucia Annunziata su Rai3, Carlo Calenda. Il leader d’Azione è tornato sull’argomento su Twitter e ha parlato del pericolo che corrono decine di migliaia di giovani minorenni, proponendo di intervenire con divieti e limitazioni. Oltre a vietare l’accesso agli under 13, infatti, l’ex ministro pensa a limitazioni nell’utilizzo anche per chi ha meno di 15 anni.

Calenda: Divieto ai minori di 13, limitazioni ad under 15
Il leader d’azione scrive su Twitter: «Circa 100mila giovani tra gli 11-17 anni soffrono di dipendenza dai social, un fenomeno che comporta conseguenze disastrose per il loro benessere psicofisico: depressione, disturbi alimentari, diminuzione del sonno e in gravi casi tendenze al suicidio. Vietiamo l’accesso alle piattaforme per i minori di 13 anni e limitiamone l’utilizzo, solo con consenso dei genitori, fino ai 15. Una proposta chiara per proteggere innanzitutto la salute dei nostri ragazzi».
Circa 100mila giovani tra gli 11-17 anni soffrono di dipendenza dai social, un fenomeno che comporta conseguenze disastrose per il loro benessere psicofisico: depressione, disturbi alimentari, diminuzione del sonno e in gravi casi tendenze al suicidio. Vietiamo l’accesso alle… pic.twitter.com/7M8kiOo8j8
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) June 8, 2023
Calenda su Rai3: «Presenteremo la legge sul modello della Francia»
Anche su Rai3, pochi giorni fa, Carlo Calenda ha avanzato l’idea, parlando anche di come articolerebbe la legge. «La prossima settimana presenteremo una proposta di legge che è stata votata in Francia: vietare i social sotto i 13 anni», ha dichiarato il leader di Azione durante l’intervista concessa a Lucia Annunziata. Al divieto verrebbe aggiunto «un meccanismo di riconoscimento d’identità». Dai 13 ai 15 anni, invece, l’iscrizione sarebbe pregiudicata al consenso dei genitori. Così facendo, la soglia minima per potersi iscrivere senza consenso, oggi in Italia fissata a 14 anni, sarebbe innalzata a 16. Una richiesta che anche il Garante per l’infanzia, in una lettera a Giorgia Meloni, aveva avanzato già nel marzo scorso, sulla base dei modelli di Lussemburgo, Germania e Olanda.
