A Calcinato, alcune dipendenti sono state rimpiazzate per il loro orientamento sessuale ma per quest’atteggiamento sono stati condannati il sindaco del paese insieme al vice e all’assessore di Polizia locale.

La dinamica che ha coinvolto le impiegate a Calcinato
Discriminavano due dipendenti del comune di Calcinato, in provincia di Brescia, che si erano unite civilmente, rimpiazzandole nelle loro mansioni. Per questo la Corte d’appello ha ribaltato la sentenza di primo grado e condannato il sindaco del paese, Nicoletta Maestri, il suo vice Mirco Cinquetti e l’assessore alla Polizia Locale Stefano Vergano. I tre sono stati accusati per «il carattere discriminatorio della loro condotta dopo l’unione civile» delle vittime.
Nel gennaio del 2021 sono iniziati i primi atti discriminatori, infatti a una delle due donne era stato tolto il ruolo di responsabile dell’ufficio tecnico che ricopriva dal 2011, sostituendola con una collega neo assunta. «Una rotazione mai fatta prima e neppure dopo, con un atteggiamento discriminante che non viene fatta subito nel 2020 per non creare sospetti», hanno fatto notare i giudici.

La sentenza e la reazione delle vittime discriminate
Come precisano i giudici nel bollettino della sentenza: «La Giunta comunale è composta da almeno due assessori, di cui uno è vicesindaco, che hanno manifestato in varie occasioni, anche all’interno dello stesso organo esecutivo del Comune, la loro disapprovazione dei legami tra persone omosessuali e il loro dissenso contro la legge introduttiva dell’istituto dell’unione civile». Infatti è stata la vittima di discriminazioni a dare via all’iter giudiziario rivolgendosi al tribunale, che con la sentenza pubblicata il 13 gennaio, aveva respinto il ricorso della dipendente pubblica. Poi la decisione dei giudici d’appello.
Il Comune di Calcinato dovrà risarcire la vittima e anche pagare le spese legali. «Sono soddisfatta di questa sentenza che ha accertato il carattere discriminatorio della condotta tenuta dagli amministratori del Comune di Calcinato nei miei confronti in seguito alla scelta personale di unirmi civilmente alla mia compagna. Confido che questa sentenza possa essere d’esempio per il futuro affinché scelte private non condizionino l’attività professionale di nessuno», ha commentato la donna che ha subito discriminazioni.