In fuga dagli uragani

Redazione
20/05/2021

Per la prima volta gli sfollati interni per calamità naturali hanno superato coloro che abbandonano la propria abitazione a causa della guerra

In fuga dagli uragani

Nel 2020 le catastrofi ambientali e il cambiamento climatico hanno provocato più sfollati interni delle guerre. Con questa espressione si fa riferimento a coloro che, pur abbandonando il luogo in cui stabilmente vivono, non attraversano un confine nazionale. A mettere insieme i numeri, il report pubblicato dalle organizzazioni non governative del Norwegian Refugee Council’s Internal Displacement Monitoring Centre (Idmc) e ripreso dal Guardian.

Oltre quaranta milioni i migranti interni

Secondo i dati dell’Idmc, su 55 milioni di persone costrette a spostarsi nel mondo per eludere conflitti e calamità naturali, sono stati 40.5 milioni i migranti interni. Una cifra record, la più alta degli ultimi dieci anni. Di questi, 30.7 milioni hanno lasciato la propria casa per disastri ambientali, mentre 9.8 per scappare da violenza e conflitti.

A preoccupare Alexandra Bilak, direttrice dell’Idmc, non è solo il dato dei migranti climatici, più alto anche di quello dei rifugiati che si muovono oltre confine (circa 26 milioni), ma che simili numeri vengano al termine di un anno scandito da pandemia e restrizioni. Situazione che potrebbe aver portato alla raccolta di cifre incomplete e potenzialmente più basse di quelle reali.

La maggior parte di sfollati Asia e Pacifico

Il 30.3 per cento dei migranti climatici, fuggiti per scongiurare il rischio di inondazioni, smottamenti e incendi, si colloca nelle zone dell’Asia e del Pacifico, luoghi in assoluto più interessati dal fenomeno. Alle spalle, l’Africa subsahariana con il 27.4 per cento sul totale degli sfollati interni. Anche sulla costa atlantica americana, la stagione degli uragani ha raggiunto picchi allarmanti, al punto da essere definita «la più attiva mai registrata». Per quanto riguarda invece gli spostamenti dovuti alle guerre, il report mostra come le zone più interessate dagli esodi siano state la Repubblica Democratica del Congo, la Siria e l’Etiopia.

«È assurdo che la gente sia costretta ad abbandonare tutto e a vagare per il proprio paese alla ricerca di un rifugio», ha dichiarato Jan Egeland, segretario generale dell’Idmc, al Guardian, «Stiamo facendo un grosso errore perché non riusciamo a trovare un modo per proteggere le persone più vulnerabili, quelle più deboli perché più esposte alle calamità e ai disastri della guerra». Un’idea condivisa anche da Bilak, che reputa fondamentale, soprattutto di questi tempi, «un intervento immediato della politica e la predisposizione di investimenti per provare a risolvere il problema a livello locale».