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Nobody guard

Molti addetti hanno cambiato lavoro con la chiusura dei locali. Altri hanno lasciato il Paese dopo la Brexit. I costi del servizio sono aumentati e pub e club non possono più permetterseli. Ecco perché nel Regno Unito non c’è più personale di sicurezza.

18 Ottobre 2021 12:52 Redazione
Nel Regno Unito mancano i buttafuori: costi per la sicurezza e bollette aumentate, lavoratori tornati in Europa, club e locali sono ora in difficoltà

Cercasi buttafuori. Nel Regno Unito non se ne trovano più, e sta diventando un problema per tutti. Come riporta il Guardian, molti locali britannici stanno avendo grossi problemi perché non riescono più a pagare il personale di sicurezza: secondo alcune stime, infatti, i costi sarebbero aumentati di circa il 25 per cento a causa della pandemia, e non tutti i gestori possono permettersi di affrontarli. Un problema serio perché, per attività costrette a chiudere per mesi interi, le riaperture attuate nei mesi scorsi sono fondamentali per rimanere in vita. Secondo l’ente commerciale Night Time Industries Association (Ntia), circa un’attività notturna e alberghiera su cinque ha dovuto chiudere, o operare con orari ridotti, a causa della carenza di personale di sicurezza.

Sacha Lord, fondatore del festival Parklife di Manchester e consulente economico per l’amministrazione locale, ha sottolineato proprio come la mancanza di buttafuori sia stato il problema principale dell’organizzazione dell’evento. «Riuscire a trovare 1.000 persone (per almeno 80 mila spettatori, ndr) è stata un’impresa. Abbiamo dovuto chiamare agenzie di sicurezza anche dal Nord della Scozia e da altri Paesi, oltre che da Leeds, Liverpool e altre città vicine». E questo perché, appunto, le aziende chiedono all’incirca un quarto in più di quanto avveniva in passato.

Regno Unito, perché mancano i buttafuori 

Negli ultimi mesi, da quando cioè sono state allentate le restrizioni per il coronavirus, numerose aziende britanniche hanno lanciato l’allarme sulla carenza di personale. Oltre ai buttafuori, mancano anche baristi, chef, magazzinieri, autisti di mezzi pesanti. Quanto al settore della nightlife, però, in molti hanno lasciato il lavoro durante la pandemia a causa della chiusura dei locali notturni e ora fanno altro, magari con orari più “classici”. Ma non è solo questo a determinare la carenza di buttafuori: tantissimi cittadini dell’Unione europea che lavoravano nel settore hanno dovuto lasciare il Regno Unito a causa di Brexit.

«Un peggioramento della situazione potrebbe costituire una seria minaccia per la sicurezza pubblica», ha detto al Guardian l’amministratore delegato di Ntia, Michael Kill. «Ci sono misure che il governo può intraprendere per alleggerire il problema: finanziare nuovi programmi di formazione o snellire quelli esistenti, approvare delle leggi ad hoc, riesaminare la questione dei visti temporanei».

Regno Unito, i problemi di discoteche, locali e pub

La riduzione del personale arriva in un momento in cui pub, locali e discoteche sono colpiti dall’aumento dei costi, comprese le bollette energetiche aumentate circa del 10 per cento. L’Ntia stima che dall’inizio della pandemia siano stati persi quasi 90 mila posti di lavoro in un settore che nel 2019 valeva 36 miliardi di sterline, pari all’1,6 per cento del Pil. Le richieste al governo sull’abbassamento di tasse per provare ad andare avanti in questo periodo difficile non sono al momento state accolte. Infatti, dopo che l’Iva per pub, ristoranti, alloggi per le vacanze e attrazioni varie è stata temporaneamente ridotta al 5 per cento nel 2020, a inizio ottobre è aumentata al 12,5 per cento, e dovrebbe tornare al livello pre-pandemia del 20 il prossimo aprile .

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